Il sociologo (da sempre di Sinistra) Luca Ricolfi ha ragionato sulle pagine del Giornale sulla deriva del politicamente corretto e della cultura woke, partendo dal recente caso di Francesco Acerbi. Il giocatore dell’Inter, infatti, era accusato di essersi appellato con un epiteto razzista a Juan Jesus, giocatore di colore del Napoli e rischiava (ma è stato prosciolto) fin ad un massimo di 10 giornate di squalifica.



Un caso emblematico del politicamente corretto e che, secondo Ricolfi, “colpisce perché per essere puniti di debba insultare un nero, e che qualcuno tiri fuori la discriminazione razziale, che è tutt’altra e più seria questione”. L’inclusività, infatti, secondo il sociologo dovrebbe passare dal fatto che non c’è una “gerarchia di categorie protette“, ma solo “una società liberale” in cui “un insulto è un insulto”, indipendentemente da chi lo riceve. Dal conto suo Ricolfi ritiene che il politicamente corretto sia ormai diventato una sorta di barzelletta, tanto che preferisce parlare “di follemente corretto“, peraltro titolo del prossimo libro che pubblicherà.



Luca Ricolfi: “La deriva del politicamente corretto è causata dalla sinistra”

Tra i tanti problemi che Luca Ricolfi vede dietro al politicamente corretto e alla cultura woke spicca, sicuramente, il fatto che rappresenta “un’aggravante” in un già “povero dibattito culturale“. Sottolinea, infatti, che “l’informazione è inquinata alla fonte, per la faziosità di editori e giornalisti”, per di più con “gli algoritmi a peggiorare la situazione”. In Italia, infatti, “le inchieste giornalistiche raramente hanno la complessità di quelle anglosassoni”, mentre “i talk show sono atrocemente ripetitivi, anche nella scelta degli ospiti”.



Inoltre, secondo Ricolfi, il politicamente corretto è peggio della censura, che almeno dal conto suo, “per quanto deprecabile, possiede una sua dignità intellettuale”, mentre è importante non dimenticare che questa deriva “in nome dell’inclusività, ha fatto crollare il livello degli studi“. Similmente, c’è poco di lotta al razzismo nella cultura woke, perché nella realtà dei fatti oggi “l’antirazzismo è partigiano e insincero, perché è selettivo, e a sua volta razzista“. In tutto questo, però, Ricolfi non si fa problemi a puntare il dito contro i colpevoli della deriva del politicamente corretto, ovvero quella sinistra che lo usa per “nutrire il suo senso di superiorità morale“. Proprio per questo, il tema è diventato “una formidabile arma della destra contro la sinistra”, perché “senza le follie della cultura woke, nessun Trump vincerebbe mai”.