L’articolo a firma di Massimo Ferlini pubblicato domenica scorsa su queste pagine ha suscitato diversi spunti di riflessione in merito al contributo che la formazione può dare sotto il profilo occupazionale in questa fase drammatica, oltre al giusto equilibrio tra politiche attive e passive e di come vi debba essere chiarezza tanto nelle volontà che si perseguono quanto nell’adeguata definizione degli strumenti predisposti allo specifico scopo. Ferlini al termine del suo intervento citava l’esperienza del settore della somministrazione come un esempio attraverso il quale la bilateralità (il fondo per la formazione e il sostegno al reddito di settore, denominato FormaTemp) e la contrattazione sono riusciti a costruire risposte pertinenti ai bisogni dei lavoratori e delle Agenzie per il lavoro.
Come prima cosa ci preme ricordare che il fondo FormaTemp, coerentemente con la propria denominazione, non eroga solo politiche attive ma anche passive, avendo per quest’ultimo aspetto istituito un apposito fondo di solidarietà, chiamato particolarmente in causa in questa recente crisi. Infatti, il fondo di solidarietà, tra i vari interventi, corrisponde anche i trattamenti di integrazione salariale per i lavoratori somministrati (in pratica la cassa integrazione che nella generalità degli altri settori è corrisposta dall’Inps). I lavoratori somministrati, grazie a particolari procedure volute dalle parti sociali e realizzate dagli amministratori del fondo, in tutti questi mesi di crisi sono stati sempre regolarmente pagati alle normali scadenze di paga, avendo istruito una modalità di anticipo straordinario di risorse alle Agenzie per il lavoro che in un momento di assoluta difficoltà sono riuscite a non andare in sofferenza e al tempo stesso a corrispondere puntualmente lo stipendio comprensivo della quota di ammortizzatore sociale.
Questo non è un aspetto secondario, anche perché spesso i lavoratori somministrati hanno avuto un trattamento migliorativo rispetto ai dipendenti assunti direttamente dall’impresa utilizzatrice: ci riferiamo in particolare a quelle aziende che hanno dovuto accedere alla cassa integrazione in deroga, o a coloro che hanno optato per il pagamento diretto da parte dell’Inps, o infine, alle imprese del settore artigiano, che hanno subito ritardi anche di diversi mesi.
Per quanto riguarda le politiche attive, questa fase è stata utile per sperimentare una nuova misura introdotta dal Contratto collettivo nazionale del lavoro di settore del 2019: il diritto mirato a percorsi di riqualificazione. Molti lavoratori somministrati a tempo determinato non hanno avuto benefici dal blocco dei licenziamenti introdotto dalla normativa emergenziale e quindi, in particolare nei mesi di marzo, aprile e maggio, moltissimi contratti in scadenza non sono stati rinnovati o prorogati. Queste persone che hanno perso il lavoro possono attivare, oltre alle politiche passive di sostegno al reddito (in aggiunta alla Naspi, il fondo di solidarietà di settore corrisponde un’indennità una tantum di 1.000 euro), anche una politica attiva strettamente finalizzata alla ricollocazione.
La misura prevede innanzitutto che sia il disoccupato a scegliere a quale Agenzia per il lavoro rivolgersi (che non necessariamente deve essere l’ultima attraverso la quale è stato inviato in missione) e una volta individuata viene erogato un bilancio di competenza e dell’attività di orientamento, così alla luce dei risultati di queste azioni si individua il percorso formativo più adeguato per la ricollocazione della persona. Sul tema del risultato occupazionale è importante annotare che le Agenzie per il lavoro sono tenute comunque a garantire un determinato livello di placement, necessario per vedersi finanziata completamente l’attività formativa erogata. Riteniamo questo strumento particolarmente innovativo, perché coniuga la libertà di scelta della persona con un sistema fortemente improntato sul risultato occupazionale e quindi sull’attuazione di politiche attive del lavoro personalizzate e orientate alla ricollocazione.
Tutto questo è stato possibile anche perché appena scoppiata l’emergenza epidemiologica, già ai primi di marzo, come fondo FormaTemp abbiamo immediatamente acconsentito allo svolgimento delle attività formative in modalità “sincrona”, ovvero da remoto ma garantendo l’interazione classica tra docente e discente. Questa è stata una scelta di grande responsabilità, perché abbiamo messo al primo posto la possibilità, in particolare per coloro che sono in una fase di ricerca del lavoro, di ricevere della formazione, sapendo che fisiologicamente il sistema avrebbe necessitato dei tempi fisiologici di adattamento.
In queste poche righe abbiamo voluto approfondire alcuni aspetti dell’esperienza che vive il settore della somministrazione, non per esaltare un elemento particolare del mercato del lavoro, ma per trarre alcune considerazioni di carattere generale. Innanzitutto i fondi interprofessionali e i fondi di solidarietà, ma possiamo includere in termini più generali buona parte dell’esperienza della bilateralità, hanno dimostrato una rinnovata maturità, confermando non solo una governance attenta alle specificità dei bisogni, ma anche la capacità di costruire in tempi rapidi e con efficacia le modalità operative, o più grezzamente le procedure per far “accadere le cose”: perché non basta conoscere il bisogno, come nemmeno è sufficiente avere un’idea su come rispondergli, ma occorre soprattutto avere le competenze e la serietà per fare in modo che quella visione condivisa diventi realtà. Oggi i corpi intermedi, in particolare le parti sociali nell’ambito del lavoro e della formazione, sono tra i soggetti in grado di esprimere attenzione, visione e preparazione, necessari per attuare le politiche necessarie a favorire la ripresa economica e occupazionale.