Se il Pnrr avrà un impatto significativo sull’aumento del Pil o se resterà a un livello minimo lo si dovrà in modo particolare alla capacità di raggiungere tutti gli obiettivi previsti nelle politiche del lavoro. Come noto, abbiamo nel Pnrr obiettivi importanti per fare decollare un sistema nazionale di politiche attive e un grande investimento in formazione per affrontare l’impatto dei cambiamenti tecnologici.
Il programma Gol è avviato, la prima fase di presa in carico delle persone in cerca di lavoro sta raggiungendo i suoi obiettivi, mentre è in ritardo la fase dei percorsi formativi. Oltre al ritardo quantitativo preoccupa di più l’aspetto qualitativo. Pochi sono i corsi decisi con il sistema delle imprese. L’efficacia dei piani personalizzati per l’inserimento lavorativo delle persone sconta una scarsa conoscenza delle esigenze del sistema produttivo del territorio.
Avere basato il sistema sulla capacità di attivazione delle persone attraverso i primi servizi forniti obbligatoriamente dai Centri per l’impiego non ha certo aiutato a trovare le strade migliori per fornire orientamento e indicazioni per la formazione più adeguata. La conoscenza della realtà produttiva del territorio da parte dei Cpi è storicamente scarsa. Sono stati quasi esclusivamente centri di attività amministrativa senza preparazione per organizzare il migliore incontro fra domanda e offerta di lavoro.
Per permettere di fare un salto in vanti alle strutture dei Cpi vi era bisogno di investire nella rete di conoscenza. Per questo è da valutare molto positivamente l’avvio della piattaforma Siisl presso Inps che raccoglie i dati dell’offerta e della domanda di lavoro. Ovviamente sarà da vedere la disponibilità delle imprese a caricare la loro ricerca di personale. In ogni caso la piattaforma usa programmi di Intelligenza artificiale che permettono di raccogliere tutti gli annunci che circolano in rete. Le persone potranno accedere e trovare le possibilità di lavoro nella loro zona più vicine alle loro competenze e cercare corsi di formazione per adeguare la conoscenza. Soprattutto sarà la base dove potranno operare le Agenzie per il lavoro e gli enti accreditati. La raccolta di tutti i dati amministrativi sia dei programmi di politiche attive nazionali che regionali potrà permettere una valutazione dell’efficacia delle scelte operate. Per la prima volta si dà vita a uno strumento che mette in relazione politiche attive e passive e che può essere la base per controllare l’efficacia della spesa e della formazione erogata.
È sicuramente uno strumento fondamentale per cambiare il funzionamento dei Cpi. Da sedi dove svolgere pratiche amministrative a centri capaci di proporre i migliori percorsi di ricollocazione lavorativa coordinando il lavoro delle agenzie presenti sul territorio e selezionando i migliori centri formativi.
Una piattaforma con queste potenzialità sarà fondamentale che abbia anche Cpi che conoscono la realtà occupazionale dei loro territori. Su questo tema la nuova agenzia Sviluppo Lavoro Italia, ex Anpal Servizi, ha pubblicato uno studio che analizza la ricettività di flussi di assunzione di lavoratori del territorio dei Cpi presenti in tutto il Paese. L’analisi si basa sui dati derivati dalle Comunicazioni obbligatorie. Sono dati amministrativi e permettono, ovviamente dopo trattamenti di valutazione statistica, di fotografare l’impatto territoriale della domanda di lavoro.
Le variabili prese in considerazione sono sei. Due hanno come riferimento i comportamenti delle imprese. Sono la capacità del territorio di esprimere un fabbisogno di manodopera costante nel tempo (valutazione della quota di imprese che effettuano assunzioni con continuità nel biennio considerato) e la presenza di imprese con saldi occupazionali positivi a carattere permanente (quota delle imprese con saldo positivo fra attivazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro nell’anno). Le altre quatto variabili prendono in considerazione l’offerta di lavoro attraverso i dati dei contratti. Sono l’intensità della domanda di lavoro a carattere permanente (quota delle assunzioni a tempo indeterminato), la quota di assunzione di giovani, la quota di assunzione femminile, l’incidenza delle assunzioni di lavoratori con elevate competenze. I dati sono riportati al territorio di ciascun Centro per l’impiego e permettono di essere guida per la scelta delle politiche attive più adeguate.
L’analisi ha poi prodotto un indicatore sintetico che utilizzando le sei variabili prese in considerazione offre una valutazione di dinamicità e inclusività della domanda di lavoro nei diversi territori. La cartina del Paese si presenta come sempre con un nord che ha i valori più alti e coinvolge anche la fascia delle regioni adriatiche del centro, mentre la fascia centrale tirrenica e il sud mostrano i dati più bassi. Nel nord prevale tendenzialmente il territorio del nord-est anche per il peso delle molte assunzioni stagionali che ogni anno registrano però un saldo positivo assieme ai nuclei industriali della Lombardia. Da segnalare come siano sopra la media nazionale con valori da nord del Paese l’area di Bari, di Molfetta e di Modugno.
Guardando alla situazione dell’offerta di lavoro emerge ancora con nettezza come il sud è un territorio che non ha capacità di rispondere al bisogno di lavoro di giovani e donne. Poche zone di lavoro turistico hanno assunzioni di giovani sopra la media nazionale nelle isole, la situazione femminile non gode nemmeno di queste aree di favore.
Per quanto riguarda le assunzioni di alte competenze vi è invece una spina dorsale che percorre tutto il territorio nazionale, isole comprese. Vi è certo un peso maggiore nel nord, ma la presenza di centri di eccellenza per la ricerca e nella sanità, una politica che ha favorito qualche area di industria innovativa anche nel mezzogiorno fa sì che il Paese sembri più equilibrato. Ovviamente in numeri assoluti il nord vale per queste figure professionali più del doppio del resto del Paese.
È il primo anno che questa elaborazione viene fatta, ma con lo sviluppo degli altri strumenti e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale si stanno ponendo le basi per utilizzare appieno le politiche attive del lavoro per ottenere le migliori ricadute occupazionali e sulla crescita dalle risorse del Pnrr.
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