Nel primo intervento in Senato di Mario Draghi ampio spazio è stato dedicato al cruciale tema del lavoro nel mondo post-Covid. Il Governo parte, in questo quadro, da un’analisi della situazione attuale e delle scelte messe in campo nei mesi scorsi.
Non si può non constatare un aumento nella diseguaglianza che è stato, fortunatamente, parzialmente attenuato dalle reti di protezione presenti nel nostro, troppo spesso criticato, sistema di sicurezza sociale, che con i provvedimenti presi dallo scorso esecutivo, fin dall’inizio della pandemia, è stato ulteriormente rafforzato. Si prende atto, allo stesso tempo, che il nostro sistema di sicurezza sociale è squilibrato, non proteggendo ancora a sufficienza i cittadini con impieghi a tempo determinato e, soprattutto, i lavoratori autonomi.
Ciò premesso il nuovo Premier si impegna, a partire dalle prossime settimane e nella prospettiva dello “sblocco” dei licenziamenti, a proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori. Allo stesso tempo si precisa che, secondo l’ex Governatore della Bce, sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcuni settori dovranno, infatti, necessariamente, e anche radicalmente, cambiare. La scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento sarà, probabilmente, il compito più difficile da affrontare per coloro che sono stati chiamati a gestire la politica economica del nostro Paese nei prossimi mesi.
Un ruolo centrale, in questo scenario, sarà, quindi, affidato al rilancio delle cosiddette “politiche attive del lavoro“. Perché queste siano immediatamente operative, ed efficaci, sarà, come primo passaggio, necessario migliorare gli strumenti già esistenti, come l’assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati.
Sarà certamente utile, in questa prospettiva, il dialogo avviato dal neo-ministro del Lavoro con le parti sociali, ma anche con le amministrazioni regionali e il mondo dell’istruzione e della formazione. Dal confronto dovranno emergere, ci si auspica, quei correttivi, ad esempio per specifici settori produttivi e target, per correggere la rotta delle misure e portarle nel mondo del lavoro del post-Covid.
Le politiche, tuttavia, camminano sulle gambe delle persone. In tale prospettiva emerge, per ottimizzare l’efficacia delle scelte che saranno messe in campo già nelle prossime settimane, la necessità di rafforzare, in accordo con le regioni, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, le dotazioni di personale e digitali dei, troppo spesso bistrattati, Centri per l’impiego.
Molte di queste indicazioni sono, come molte volte accade nel nostro Paese, già presenti in documenti programmatici a partire dal Recovery plan. Dopo l’ennesimo annuncio l’auspicio è che le parole si trasformino, nell’interesse dei lavoratori e del Paese tutto, in misure concrete e operative.
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