Il 10 maggio Anpal ha approvato le norme tecniche, valide su tutto il territorio nazionale, relative alla profilazione qualitativa e quantitativa dei disoccupati e dei costi standard per le politiche del lavoro.
Traduzione per i non addetti ai lavori: per spendere una parte del Pnrr dedicata a chi cerca lavoro, occorrevano delle regole comuni a livello nazionale. Eccole, le regole ci sono, le Regioni possono varare i loro programmi per spendere le risorse a favore di chi cerca lavoro.
Vediamo adesso cosa sono queste regole. Il primo documento (profilazione quantitativa) è di tipo statistico-metodologico. In estrema sintesi dice che ogni disoccupato che si presenta ai servizi per il lavoro sarà valutato in base alle sue esperienze lavorative precedenti (se ne ha) e in base ad alcune sue caratteristiche oggettive (età, genere, titolo di studio, ecc.) per essere assegnato a un percorso di aiuto alla ricerca del lavoro. Se l’algoritmo lo contrassegna come “work-ready” (pronto per il lavoro) il percorso sarà brevissimo, se si viene assegnati a classi diverse si avrà diritto a un supporto maggiore.
Dato che gli algoritmi sbagliano (come d’altra parte viene quantificato anche nello stesso documento) e non tengono conto di altri aspetti della personalità, si procederà anche con un’intervista (profilazione qualitativa) che cerca di descrivere aspettative, orientamenti e altre eventuali difficoltà che possano richiedere interventi specifici.
Passate le due profilazioni si inizia un percorso per trovare un lavoro. Fatto di cosa? Di tappe, di passaggi diversi: potrebbero essere una serie di colloqui con datori di lavoro da preparare e valutare con un esperto oppure un percorso formativo che adegui o integri le competenze che mancano al disoccupato. Le opzioni sono molte, si possono combinare fra di loro e per ognuna il terzo documento fissa i livelli essenziali delle prestazioni (quante ore di formazione, ad esempio) e il costo che il programma del Pnrr riconosce per ogni azione. Saranno poi i bandi regionali a stabilire come e quando presentarsi ai Centri pubblici per l’impiego o ai privati accreditati per farsi stendere un profilo e iniziare il proprio percorso.
La notizia è una buona notizia. La delibera di Anpal chiude un percorso di adeguamento delle politiche attive del lavoro iniziato 15 anni fa con le prime sperimentazioni in Regione Lombardia (chi c’era, ricorderà il programma LaborLab e la Dote unica lavoro). Ci sono voluti 15 anni, che non sono pochi, ma almeno ora tutto il Paese tenta di adottare standard ispirati ai migliori programmi di politica attiva iniziati negli anni ’90 in molti Paesi europei e nel mondo anglosassone (Regno Unito e Australia soprattutto). Anche se oggi molti di quei programmi sono in corso di revisione, almeno avremo in Italia qualcosa da migliorare, ed è già un grosso passo in avanti.
Il programma GOL del Pnrr, sottolinea Anpal, ha visto una stretta collaborazione tra Regioni e Governo. Non poteva essere altrimenti: non solo le competenze sono regionali, ma lo sono anche le esperienze sul campo, così come sono regionali le reti di servizi pubblici che sono chiamate a sopportare gran parte del carico di lavoro iniziale della profilazione e della prima accoglienza degli utenti.
Le reti pubbliche sono state rafforzate con nuove assunzioni di recente, e quindi potranno affrontare meglio i loro compiti, anche se spesso manca ai neoassunti proprio l’esperienza che è un fattore importante nella capacità di dare supporto a persone che cercano lavoro. Inevitabilmente le differenze regionali, anche se si gioca con un set di regole comuni, emergeranno. Diversi sono i mercati, diverso il peso delle reti private di intermediazione nei singoli mercati e diversi sono i mix pubblico-privato che le singole regioni ritengono ottimale nell’attuare i programmi. Ma anche questo sarà un punto da osservare per migliorare i risultati occupazionali delle misure che stanno per entrare in funzione.
Speriamo che la valutazione dei risultati non venga usata per il consueto e indecente scaricabarile politico-istituzionale, o peggio per individuare capri espiatori: forse siamo anche pronti a una valutazione che consenta di capire cosa funziona e cosa no, che ci aiuti a migliorare e non solo a cacciare il Ministro o il dirigente di turno.
Dopo la stagione degli slogan, dei sussidi a pioggia e della finta caccia al fannullone, si torna all’opera faticosa ma necessaria per lo sviluppo: aiutare le persone a esprimersi al meglio, aiutarle a dare un contributo alla vita comune, in sintesi, aiutarli a trovare un lavoro.
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