Chiusura d’anno con iniziative plurime del Governo verso il lavoro. Passano le norme per le semplificazioni di molte regole che non rispondevano più agli obiettivi per cui erano state pensate e la maggioranza ritiene di aver preparato una Legge di bilancio capace di rispondere alla crisi della domanda che si sta profilando. L’impressione è che SI sia lontani dal proporre misure all’altezza dei problemi che vive la nostra industria e che tengono in stallo il nostro mercato del lavoro. Lascio i temi strutturali della nostra economia agli articoli di augurio per un 2025 migliore.



Il tema che mi è parso poco affrontato è il decollo del Siisl, il Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa. È la piattaforma creata e progettata dal ministero del Lavoro e gestita da Inps per favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Il portale, partito l’anno passato e messo a disposizione dei beneficiari di misure di sostegno al reddito, ex Reddito di cittadinanza e anche fruitori di indennità di disoccupazione, dalla scorsa settimana è aperto a tutti. Significa che in prospettiva potrà essere utilizzato da 25 milioni di persone e dalle imprese per la ricerca di lavoro e di lavoratori da occupare.



Perché il sistema funzioni deve sviluppare la capacità di coinvolgere tutti coloro che hanno intenzione o bisogno di rodare una nuova occupazione caricando il proprio curriculum e che le imprese direttamente o gli operatori del mercato del lavoro incaricati mettano a disposizione i posti di lavoro scoperti. L’impiego di algoritmi sofisticati e dell’intelligenza artificiale serviranno per produrre il matching ottimale. Per arrivare al risultato la piattaforma permette di svolgere tutto il percorso per poter ottenere la nuova occupazione. Ossia avere un patto di servizio che contenga il percorso di orientamento e formazione necessari per acquisire le competenze necessarie alla nuova occupazione. Insomma, una piattaforma che potrà erogare i servizi di politiche attive del lavoro per una ricollocazione di chi vuole o deve trovare un nuovo lavoro.



I dati a oggi ci dicono che su 2,3 milioni di cittadini già censiti come potenziali utilizzatori vi sono 291 mila curriculum caricati, sono disponibili 332 mila offerte di lavoro e 63 mila corsi di formazione. Finora sono 51 mila coloro che hanno fatto corsi di formazione via piattaforma. Fra i primi accolti, fruitori di Reddito di inclusione e analoghi sostegni, 40.657 hanno trovato lavoro.

I numeri sono giusto quelli di un sistema in avvio e non ancora a regime. Ma il mio timore, o meglio la mia convinzione, è che non decollerà. Vedo nel modo con cui è stato attuato e come si pensa di svilupparlo un errore di metodo che ci riporta all’errore del genio del Mississippi. Non è un sistema informatico che costruisce i servizi al lavoro e che può sostituire le politiche attive necessarie per vincere il mismatching che affligge il nostro sistema.

Il ministero del Lavoro sta affrontando temi di fondo su quale modello di servizio dare alle persone in difficoltà. Per accedere alla Naspi ha pensato di nuovo a provvedimenti che hanno come centrale l’ipotesi che vi sia un esercito di truffatori per cui bisogna rendere più difficile accedere al sostegno al reddito per disoccupazione. Invece di disegnare un sistema di servizi universale e modulare i contributi sulla personalizzazione del servizio si ritiene che la realtà sia standardizzabile. E le persone trasformabili in rigidi target di comportamenti.

Per i servizi alla persona (le politiche attive del lavoro rientrano nella categoria come l’assistenza o la sanità) il primo passaggio è la presa in carico. Cioè chi entra in contatto con la persona che cerca lavoro capisce il bisogno e le potenzialità, definisce il percorso di formazione o di esperienze necessario alla preparazione per un nuovo lavoro e segue tutto il percorso facendo tutoraggio. La personalizzazione del servizio è essenziale per dare efficacia al progetto di reinserimento lavorativo e non può che basarsi su una relazione fra chi accoglie e chi chiede.

Si tratta spesso di persone che si trovano in una fase di fragilità. La perdita del lavoro è frequentemente un trauma sia economico che personale. La deriva presa in Italia con il prevalere delle soluzioni populiste di sostituire i servizi alle persone con dei bonus economici ha fatto completamente perdere di vista che alla base dei servizi alle persone sta un moto di solidarietà che ha profonde radici nella nostra tradizione umanistica. Chi svolge la presa in carico del bisogno di lavoro è allora la questione più importante da cui partire per disegnare il sistema. Non in termini burocratici, si parte dai Centri per l’impiego perché il pubblico è un servizio per tutti. Si deve avere al centro la valutazione di efficacia ed essere aperti a tutti. Ecco perché la rete di accesso dovrebbe vedere pubblico e privati accreditati collaborare fin dalla prima fase.

Il portale realizzato avrebbe una potenza decuplicata se fosse pensato e realizzato a supporto della rete relazionale dei servizi che fanno la presa in carico. Faciliterebbe con efficacia il matching per le categorie di lavoratori più formati e con le competenze richieste. Sarebbe anche utilissimo per la grande maggioranza di chi invece è costretto a cercare non solo una nuova occupazione ma anche una acquisizione di nuove competenze perché deve cambiare sia lavoro che attività.

Non ci sono algoritmi, né bonus economici che possono sostituire la costruzione di servizi basati sulle relazioni umane e la personalizzazione dei percorsi di ricollocazione lavorativa.

Una svolta sussidiaria con più investimenti sulle persone agli sportelli lavoro è indispensabile per un sistema universale capace di valorizzare le competenze di tutti.

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