Quello appena iniziato sarà un anno intenso per imprese e lavoratori, forse ancora più impegnativo di quello da poco conclusosi: infatti, nel 2021 sarà inevitabile il venir meno della maggior parte delle misure emergenziali, le quali, a seguito dell’auspicabile contrazione della curva dei contagi connessa alla massiccia diffusione delle cure vaccinali, sono ormai prossime alla data di scadenza. Nonostante la manovra per il 2021 abbia previsto per alcune di esse una parziale proroga sino ai primi mesi del nuovo anno, la situazione di stallo venutasi a creare a seguito dell’introduzione del blocco dei licenziamenti, sorretta dalla contestuale previsione di trattamenti emergenziali di integrazione salariale, è destinata a lasciare spazio a inevitabili processi di riorganizzazione aziendale, resi necessari dalla crisi economica venutasi a creare quale conseguenza all’emergenza sanitaria in atto. 



Infatti, sebbene i trattamenti di cassa integrazione, nonché gli eventuali contributi a fondo perduto, laddove spettanti, abbiano contribuito alla sopravvivenza delle imprese sin dal marzo scorso, appare utopico pensare che, una volta venuto meno il blocco dei licenziamenti, le realtà imprenditoriali maggiormente colpite dalla crisi non necessitino di porre in essere processi di riorganizzazione con contestuali licenziamenti collettivi e individuali, motivati da ragioni organizzative. Ecco perché appare essenziale in questo contesto l’intervento del legislatore volto a introdurre strumenti di politica attiva del lavoro in grado di favorire la ricollocazione del lavoratore stesso nonché, se del caso, ad accompagnarlo sino alla maturazione dei requisiti pensionistici. 



Proprio su questo ultimo punto, giova rilevare come la manovra per il 2021, di recente approvazione, disponga la proroga sino alla fine del 2023 del trattamento di isopensione in versione estesa, ovvero a favore di quei lavoratori i quali matureranno i requisiti minimi per il pensionamento nei 7 anni successivi alla cessazione del rapporto, nonché ampli la possibilità di accedere al contratto di espansione per tutto il 2021 anche alle imprese con almeno 250 dipendenti, in luogo degli originari 1.000 dipendenti previsti dalla normativa per gli anni 2019-2020. 

Ciò detto, è auspicabile che gli interventi di politica attiva del lavoro destinati ai lavoratori bisognosi di ricollocazione professionale, a seguito dei negativi effetti imposti dall’introduzione del blocco dei licenziamenti, si accompagnino altresì a ulteriori misure di sostegno a favore delle imprese in grado, da un lato, di favorire i processi di riorganizzazione aziendale senza oneri aggiuntivi, dall’altro di incentivare le assunzioni laddove la crisi ha prodotto effetti di minore portata. 



Sotto il primo profilo, potrebbe essere utile proseguire lungo la strada dei contributi a fondo perduto, introdotti dal legislatore a partire dalla seconda ondata di contagio a sostegno delle imprese operanti nei settori colpiti dalle chiusure imposte dai provvedimenti ministeriali, prevedendo iniezioni economiche immediate e considerevoli in grado di sostenere le imprese che si accingono a porre in essere ristrutturazioni aziendali al fine di restare competitive sul mercato ed evitare la definitiva esclusione dallo stesso. 

Sotto il secondo profilo, già la manovra per il 2021 prevede delle importanti novità: oltre all’esonero contributivo in favore di quei datori di lavoro che non intendano usufruire dei trattamenti emergenziali di integrazione salariale previsto per un ulteriore periodo di massimo 8 settimane, spendibili entro il 31 marzo 2021, la manovra per il 2021 introduce altresì un esonero contributivo totale per 3 anni, nel limite massimo di importo pari a 6.000 euro annui, a favore di quei datori di lavoro i quali assumano a tempo indeterminato giovani sino al 35° anno di età, nonché un esonero contributivo totale, entro il medesimo limite massimo annuo, destinato alle assunzioni di lavoratrici donne, a condizione che tale assunzione comporti un incremento occupazionale netto. 

Senza dubbio, si prospetta un periodo non facile per imprese e lavoratori, a seguito di un anno trascorso nell’attesa del termine dell’emergenza sanitaria e corredato da sussidi economici in grado di garantire la sopravvivenza di imprese e lavoratori in un’ottica di breve periodo; con l’avvento del 2021 e, con esso, la necessità di garantire una ripresa economica il più possibile rapida ed efficace, è essenziale, tuttavia, che l’introduzione di sussidi diretti a sostenere imprese e lavoratori in difficoltà si accompagni a una politica attiva del lavoro in grado di sorreggere sul lungo periodo le imprese nell’ambito di processi di riorganizzazione al fine di ottenere risvolti positivi, non solo in termini di incremento della produttività aziendale, ma anche e soprattutto in termini occupazionali.