Gli accessi abusivi al sistema di Segnalazione di operazioni sospette (Sos) sono continuati anche dopo l’allontanamento di Pasquale Striano dalla Direzione nazionale antimafia (Dna) e poi dal Nucleo valutario della Finanza. La circostanza, rivelata dal procuratore Raffaele Cantone alla Commissione Antimafia, trova riscontro in un fascicolo aperto a Roma. I reati sono gli stessi di quelli contestati a Perugia, dove l’inchiesta sui politici spiati è stata trasmessa per la presenza del magistrato Antonio Laudati: accesso abusivo e rivelazione di segreto istruttorio, ma quello capitolino è a carico di ignoti. Al centro delle verifiche del procuratore aggiunto di Roma che si occupa di reati informatici, Angelantonio Racanelli, un articolo del 7 agosto 2023 della Verità su presunte opacità di soci del ministro della Difesa Guido Crosetto nelle sue attività private.
I due imprenditori sono stati prosciolti, da dalle “rivelazioni” su Crosetto e dalla sua denuncia è nata l’inchiesta sui dossieraggi. Come evidenziato dal Corriere della Sera, non è chiaro se gli altri accessi al sistema Sos siano avvenuti dai pc della Dna e se l’autore possa essere uno dei due finanziari che accompagnavano Striano agli incontri con Emanuele Floridi, il manager vicino a Claudio Lotito, e il direttore sportivo della Lazio, Maurizio Fabiani, quando veniva preparato il falso dossier sul presidente della Figc, Gabriele Gravina, stando all’ipotesi della procura di Perugia.
CASO DOSSIERAGGI, “GLI INTRIGHI DIETRO LA CASA DI LAUDATI”
Tra le varie contestazioni della procura di Perugia ce n’è una che potrebbe mettere l’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, ora senatore M5s, nella scomoda posizione di essere membro della Commissione Antimafia e persona informata sui fatti. Lo spiega La Verità, rievocando quanto accaduto il 31 maggio 2021, quando Antonio Laudati, all’epoca magistrato della Dna, iniziò, secondo la procura di Perugia, una battaglia personale per fermare una speculazione immobiliare di fronte alla sua casa vicino al castello di Santa Severa, luogo iconico del litorale romano che si trova a Santa Marinella. Il finanziere Pasquale Striano, su input di Laudati, avrebbe violato le banche dati riservate per cercare informazioni utili per chiedere l’apertura di un dossier pre investigativo sulle infiltrazioni criminali nella località costiera. Nel complesso, gli accessi alle banche dati che riguardano l’affare del convento sono 37, ma i risultati sono rimasti nei cassetti fino a ottobre 2022.
Le carte sono state rispolverate dopo un incendio doloso appiccato nella notte tra il 5 e 6 ottobre alla veranda del ristorante di Quartieri. Due giorni dopo Striano fece un altro accesso. Il 9 ottobre il Messaggero pubblicò la notizia dell’incendio, lo stesso giorno Striano anticipò a Laudati una bozza dell’articolo, poi pubblicato il 26 ottobre sul Domani. Stando a quanto ricostruito dalla Verità, in quell’articolo c’erano i nomi delle persone che erano state profilate a giugno dal finanziere, inoltre si ipotizzava un giro di speculatori immobiliari legati alla criminalità organizzata, interessati al convento. Nell’invito a comparire inviato dalla procura di Perugia a Striano, i due articoli del Messaggero e del Domani avrebbero contribuito alla «formazione della proposta di attivazione di un dossier», pre-investigativo, inviata il giorno della pubblicazione del secondo articolo, al procuratore nazionale aggiunto, Giovanni Russo, in cui si attestava «falsamente che l’origine degli approfondimenti era da individuarsi nell’uscita di due articoli di stampa», invece gli accessi erano precedenti. La richiesta comportò la genesi dell’atto inviato l’1 febbraio 2022 alla Direzione distrettuale e al procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho, il quale potrebbe finire audito a sua volta come persona informata sui fatti.