Una trappola contro la Lega: una delle piste della procura di Perugia nell’inchiesta sui politici e vip spiati porta al Caroccio. Le banche dati potrebbero essere state violate per incastrare il partito guidato da Matteo Salvini. Lo scandalo “dossieraggio” e le rivelazioni del procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo e del procuratore di Perugia Raffaele Cantone, che ha confermato l’attività sospetta contro la Lega, gettano nuova luce in merito alla gravità dell’attività di dossieraggio effettuata ai danni del Carroccio. In particolare, Cantone ha parlato di banche dati violate per incastrare la Lega sulla questione fondi. Il senatore leghista Gianluca Cantalamessa, membro della Commissione Antimafia, dopo aver avuto conferma dell’esistenza di questa attività di dossieraggio contro la Lega, ha spiegato che il giallo riguarda un paio di questioni. «Innanzitutto dobbiamo capire come mai quelle notizie siano state conservate all’Antimafia, che generalmente non si occupa di queste cose. E poi bisognerà capire il motivo per il quale quei documenti non siamo mai stati trasmessi ad alcuna procura».
Più duro è stato il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, che vuole sapere «chi erano i mandanti, chi pagava, chi incassava su indicazione di chi, perché sta emergendo una cosa sconcertante che non ha precedenti». Non ha dubbi Claudio Borghi, uno dei politici spiati, sui possibili mandanti. Infatti, prima dell’audizione di Melillo e Cantone al Copasir ha dichiarato, come riportato da Libero: «I miei dati, da quanto ho saputo sono stati spiati nell’agosto 2022, quindi esattamente prima delle elezioni politiche. Il faro di queste operazioni ossessive è su personaggi in particolare del centrodestra e renziani usciti dal Partito democratico. E se pensiamo che il giornale che sembra essere il veicolo di quei dossier, Domani, è di proprietà di Carlo De Benedetti, tutto fa pensare che dietro ci sia una regia politica intorno all’area del Pd».
CANTALAMESSA (LEGA) “FASCICOLO SU DI NOI? RIMASTO NEI CASSETTI DELLA DNA”
«È una vicenda su cui abbiamo il dovere di andare fino in fondo. Non soltanto per la Lega, ma per tutti gli italiani. Qui c’è davvero in gioco la democrazia», avverte il senatore Gianluca Cantalemessa ai microfoni del Corriere. Riguardo la richiesta di informazioni più specifiche sulla Lega durante l’audizione del procuratore Melillo, il responsabile nazionale del dipartimento antimafia della Lega e capogruppo nella Commissione Antimafia ha chiarito che aveva «letto sui giornali di un contrasto tra la Direzione antimafia e la Procura di Milano a proposito di un fascicolo riguardante la Lega in Direzione antimafia». Ma Cantalamessa non ha idea di cosa ci sia all’interno di quel fascicolo. «Quello che mi è parso molto strano è che di solito i fascicoli della Dna, quando non riguardino la lotta alla criminalità organizzata, non restano alla Dna», ma vengono trasmessi alla procura di competenza, cosa che in quel caso non è avvenuta.
«Qui è emerso un quadro assolutamente inquietante di accessi illeciti alle banche dati più riservate. In contestualità con i momenti elettorali e quasi soltanto nei confronti del centrodestra, con un’attenzione ancora più concentrata sulla Lega. Io non ho risposte, ma due domande, chi ha chiesto queste informazioni e perché», questa l’idea che si è fatto Cantalamessa in merito alla vicenda dei politici e vip spiati, nota anche come inchiesta della procura di Perugia sul presunto dossieraggio.