Il governo lavora al disegno legge cyber per rispondere al caso dei politici e vip spiati con accessi abusivi alle banche dati. I ministri della Difesa Guido Crosetto e della Giustizia Carlo Nordio concordano sulla necessità di una commissione parlamentare d’inchiesta, ma il caso dossieraggio dovrebbe essere affrontato prima nel Consiglio dei ministri di lunedì, stando a quanto rivelato dal ministro per i Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani. Nel frattempo, emerge il timore che dietro il dossieraggio possano esserci servizi segreti stranieri. Ad aprire a tale ipotesi è il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ai microfoni di Mattino 5 si è interrogato sui mandanti.
«Non credo che sia un sottufficiale della Finanza il regista di tutta questa operazione di dossieraggio. Forse è stato usato da qualcuno da cui riceveva ordini. Bisogna capire qual è la Cupola: una persona, un gruppo, per quali fini? Pasquale Striano lavorava a contatto stretto con l’antimafia, con l’ex procuratore Cafiero de Raho, ha seguito per lui tante indagini. Bisogna capire chi gli dava gli ordini e a che fine venivano utilizzate informazioni sensibili», ha dichiarato Tajani. Poi l’interrogativo che apre scenari inquietanti: «Erano finalizzate a fare un regalo alla stampa forse anche, oppure potevano essere utilizzate da servizi stranieri?». Le dichiarazioni non sono state improvvisate, visto che il vicepremier, nonché segretario nazionale di Forza Italia, ha insistito sul punto.
DOSSIERAGGIO, ALTRE GOLE PROFONDE DOPO STRIANO?
Di servizi segreti stranieri parla anche Mariastella Gelmini, portavoce di Azione, in merito al caso dei politici spiati. «La sicurezza nazionale è in pericolo. Siamo di fronte al più grande buco sui dati sensibili mai verificatosi dall’inizio della storia repubblicana ad oggi. Alla mercé di funzionari di Stato infedeli, arrotondatori di stipendi e probabili incursioni di servizi segreti stranieri», le parole della senatrice, riportate dal Giornale. Gli aspetti da chiarire sono tanti, anche perché dati riservati sono stati raccolti e diffusi anche dopo l’uscita del finanziere Pasquale Striano dalla Direzione nazionale antimafia (Dna). Quindi, chi continuava a portare all’esterno atti riservati? Questa la domanda a cui deve trovare risposta l’inchiesta bis sullo scandalo dossieraggio, aperta anch’essa a Roma dopo la denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto. Il primo filone è stato trasmesso a Perugia per il coinvolgimento del magistrato Antonio Laudati ed è decollato, visto che sono state scoperte decine di migliaia di accessi abusivi alle banche dati.
Invece, questo secondo fascicolo gira a vuoto, perché non si riesce a venire a capo del mistero, stando a quanto raccolto dal Giornale. Eppure, è importante capire chi agiva con Striano. Il pm nazionale antimafia Laudati è considerato come il regista, il mandante. In tal caso, cos’è successo quando Striano è stato allontanato dalla Dna? Usava altri esecutori, si occupava direttamente lui degli accessi? Il problema è che Laudati non è stato mai perquisito, a differenza del finanziere. Anzi, la notizia dell’indagine a carico di Striano ha consentito a Laudati di sapere che il suo ex uomo di fiducia era finito nel mirino, senza sapere se lo fosse anche lui. «Laudati nel frattempo ha fatto sparire le tracce? O fin dall’inizio ha usato cautele maggiori?», scrive il Giornale, riportando anche la convinzione attuale della procura di Roma, secondo cui Laudati potrebbe non c’entrare nulla con i veleni-bis ai danni di Crosetto. Ma resta da capire comunque chi c’entra.