Quando si dice l’eterogenesi dei fini, per parlare difficile.
Qualcuno, in Forza Italia, deve aver detto a Berlusconi che i giovani tra i 18 e i 25 anni che votano superano i 4 milioni, e quindi bisogna fare campagna elettorale anche con loro.
Detto fatto. Ecco apparire su Tik Tok un personaggio che sta a metà tra un cinese e una marionetta di Podrecca. Càspita, a guardare bene si scopre che si tratta di Berlusconi. Che da nonno d’Italia, tratta i giovani come zuzzurelloni che cazzeggiano sui social (ohi, in parte lo sono, ad essere sinceri) e quindi ha pensato bene di dare inizio alle sue apparizioni con una barzelletta, ma di quelle che fanno ridere solo i pensionati anziani.
Il successo è stato immediato, se si bada all’audience, che è sempre stato il chiodo fisso del Cavaliere. Centinaia di migliaia i like e le condivisioni, ma accompagnate da commenti esilarati che considerano le apparizioni del tycoon un capolavoro di kitsch. C’è quindi da immaginare che sull’elettorato giovanile la trovata si riveli un totale boomerang.
Ma Berlusconi non è stato il solo a pensare a scendere in campo su Tik Tok: ci stanno provando anche Calenda e Renzi. Entrambi con toni paternalistici tipo “ora ti erudisco il pupo” e incredibili tentativi di malriuscita autoironia che sfociano inevitabilmente in un “io non sono mica uno zuzzurellone, io sono questo, io ho fatto quello e quell’altro”, “domandate e vi risponderò” e via di questo passo.
Tutti si sono fermati all’abc della comunicazione: ma se è vero che ogni social ha un suo linguaggio da rispettare, è anche vero che il linguaggio dovrebbe esprimere dei contenuti.
Invece niente. Al di là di qualche frase generica, nulla che interessi realmente il presente e il futuro di 4 milioni di esseri umani che sarebbero, come ripete a oltranza il Presidente della Repubblica, “il futuro della nazione”.
Ogni volta che si occupa del bel paese, al vostro vecchio Yoda tocca stropicciarsi sempre i suoi occhi cisposi: dai quarantenni agli ottantenni la classe politica esprime un’ignoranza solo pari alla presunzione di essere migliori perché adusi ad abitare le stanze del potere.
Al massimo si rivolgono a un sondaggista, ma evidentemente mai a un bravo psicologo o a un esperto sociologo dei media. Ancora meno a un creativo pubblicitario che comunque si troverebbe nei pasticci, perché un bravo creativo ti può inventare un’accattivante campagna, ma se poi il prodotto non è buono diventa un boomerang. Come avviene per la campagna del Pd, oggetto sui social delle più sarcastiche trasformazioni tutt’altro che benevole.
Insomma, dopo la parentesi grillina e quella del “vile affarista” (copyright Cossiga), i politici mostrano tutta la loro presuntuosa ignoranza, dimostrandosi incapaci di rivolgersi a una classe giovanile di cui non si sono mai occupati, visto che i grandi temi riguardano pensioni e tasse, tipici interessi di adulti e anziani.
È probabile che il 25 settembre i giovani presenteranno il conto, rifugiandosi nell’astensione, che i maggiori istituti di ricerca ipotizzano per questa classe sociale intorno al 35-40%.
Hai voglia sbracciarsi su Tik-Tok. Data la mentalità e l’approccio dei protagonisti, era davvero meglio evitare.
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