Polizia cinese in Italia: oltre alle stazioni segrete, spuntano i pattugliamenti
Da mesi ormai si parla della polizia cinese in Italia, che si sarebbe organizzata in stazioni vere e proprie nascoste ad occhi indiscreti e mascherate da “centri culturali”. Con l’intento dichiarato di fornire aiuto ed assistenza ai cinesi in Italia, come turisti o residenti, al loro interno avevano tutte le sembianze di stazioni di polizia, con libri di strategia militare, telecamere e webcam per gli interrogatori, ma anche bandiere e immagini del partito.
La prima denuncia della polizia cinese in Italia era arrivata dalla ONG Safeguard Defenders, che denunciava l’esistenza di stazioni nella maggioranza dei paesi europei, Italia inclusa. Ora le stazioni sono state tutte formalmente chiuse, e nessuno sembra voler rispondere alle domande dei giornalisti in merito. Tuttavia, una di queste, forse la principale, era a Prato, la città italiana con il maggior numero di cinesi (il 15% dei cittadini) e che da tempo combatte una silenziosa battaglia contro la polizia cinese in Italia. Oltre alla già di per sé sconcertante notizia delle stazioni di polizia, infatti, in città da tempo i poliziotti cinesi pattugliano fisicamente le strade, dotati solamente di body cam.
I pattugliamenti della polizia cinese in Italia
L’allarme sui pattugliamenti della polizia cinese in Italia, più precisamente a Prato, Roma, Milano, Torino e Padova, è stato lanciato in prima battuta dal Foglio. Sul giornale, infatti, si legge di come l’Italia, forse silenziosamente, sia l’unico paese del G7 ad aver avviato una collaborazione con le forze di sicurezza cinesi per i pattugliamenti congiunti. Concretamente, la polizia cinese viene inviata in Italia a pattugliare le strade, mentre quella italiana pattuglia le strade cinesi.
Sospesi nel 2019 per via del coronavirus, i pattugliamenti della polizia cinese in Italia andavano avanti dal 2015, quando fu firmato l’accordo. Sempre sulle pagine del Foglio, però, si legge anche di come questi, in realtà, aprano ad altri dubbi sull’autenticità di questi controlli. A quanto riferito, infatti, la polizia cinese in Italia arriva solamente “armata” di body cam, appuntate sulle giacche dove rimanevano durante tutto il pattugliamento. Se, da un lato, questa potrebbe essere una misura di sicurezza (per questa ragione, per esempio, vengono impiegate dalla polizia americana), dall’altro potrebbe anche aprire a parecchi dubbi sulla destinazione di quei video, o sul fatto che fossero utilizzati per pedinare e controllare i dissidenti. Quest’ultimo punto, infatti, era la ragione di allarme in merito alle stazioni segrete lanciata da Safeguard Defenders.