La polizia si scaglia contro Gianna Nannini per il videoclip della canzone “L’aria sta finendo”, estratta dall’ultimo album “La differenza” e la cantautrice replica sui social. A scatenare la polemica sono state alcune immagine del videoclip in animazione rotoscopica scritto e diretto dal fotografo e videomaker Luca Lumaca in cui alcuni poliziotti vengono raffigurati come maiali che picchiano una persona di colore facendo implicitamente riferimento alla vicenda di George Floyd. Un video provocatorio che affronta temi attuali che, tuttavia, ha scatenato la dura reazione del sindacato di polizia Fsp.



“Riteniamo questa trovata davvero vergognosa per più motivi perché gli agenti che si accaniscono su presunte vittime inermi sono disegnati con un’uniforme che richiama con chiarezza quella della polizia italiana e soprattutto perché sono raffigurati con facce di maiali. È un grave oltraggio che calpesta la dignità di migliaia e migliaia di donne e uomini che servono lo Stato e i cittadini con onestà e con coraggio”, ha tuonato il funzionario e segretario Valter Mazzetti. “La Nannini ritrovi lucidità e si scusi”, ha aggiunto.



LA REPLICA DI GIANNA NANNINI

Attraverso il proprio profilo Twitter, Gianni Nannini ha replicato al sindacato di polizia sottolineando come “L’aria sta finendo” sia una canzone d’amore. “Non posso credere che una canzone d’amore come “L’aria sta finendo” scateni tutto questo odio. La musica ha i suoi messaggi e così i video che li rappresentano. L’ “Arte” è uno stato indipendente” – ha cinguettato l’artista che ha poi precisato – “Nessuno di noi, e me per prima sia chiaro, vuole offendere la polizia e chi rischia ogni giorno la propria vita, ma nemmeno vogliamo che un altro essere umano abusi del proprio potere”. Poi la spiegazione sul riferimento alla vicenda di George Floyd: “Purtroppo siamo tutti a conoscenza di tragici episodi in cui è capitato, vedi il caso di George Floyd negli USA. È per questo che nel video alcune istituzioni vengono raffigurate, per esempio, con volti di maiali e non di persone: proprio per evidenziare forme di potere degenerate e non umane”, conclude la Nannini.