TASER PER FERMARE INVASIONE DI CAMPO NEGLI USA

Innanzitutto il fatto, accaduto ieri: siamo al Great American Ballpark di Cincinnati (Ohio), nono inning (l’ultimo, a meno di parità) della partita di MLB, la lega di baseball, tra i Cincinnati Reds e i Cleveland Guardians (già Indians, ma costretti a cambiare nome per le accuse razziste ricevute). Un ragazzo, identificato poi come il diciannovenne William Hendon, fa invasione di campo indossando la maglia numero 5 di Johhny Bench, uno dei giocatori più rappresentativi dei Reds (due World Series vinte di cui una da MVP, due volte MVP della National League, 16 anni da professionista tutti con questa franchigia). Mentre un poliziotto si avvicina per fermarlo, Hendon si produce in uno spettacolare salto mortale e solo a quel punto tenta di guadagnare la via di fuga; il poliziotto però lo ferma usando un taser.



I video circolati sono chiari e inequivocabili, così come il fermo immagine catturato dalla NBC; negli Stati Uniti sono immediatamente fioccate le polemiche per l’eventuale abuso da parte dell’ufficiale. Un tema che purtroppo da quelle parti (ma non solo) è all’ordine del giorno: si potrebbero per esempio citare le manifestazioni Black Lives Matter ormai qualche anno fa, episodi poco edificanti accaduti anche in seguito e, per esempio, la sospensione di un’intera notte NBA dopo che la polizia aveva sparato a Jacob Blake. Difficile e forse anche sbagliato mettere tutto in un unico calderone: c’è caso e caso, e bisogna sempre tenerlo a mente, a partire anche da questa invasione di campo finita male.



IL FALCO E LE SUE INVASIONI

Questo però riguarda anche le invasioni di campo: alcune francamente scomode e magari anche con intenzioni violente o poco pacifiche, altre – per quanto comunque, questo va detto, non legali e fastidiose – che in realtà non fanno altro che aggiungere qualche nota di colore. Come dire: giusto che l’invasore sia punito, ma nei limiti consentiti e soprattutto con mezzi adeguati al fatto. Dall’Italia è partito ad esempio Mario Ferri, che tutti chiamano Il Falco: di professione invasore di campo, potremmo dire, perché all’attivo ha sommato parecchie corse nel rettangolo di gioco (in questo caso si parla di calcio) tra cui una per tirare una scarpa a Gonzalo Higuain accusandolo di essersi trasferito alla Juventus (ecco, lì avremmo evitato il gesto).



Un’altra, celeberrima, in un Portogallo Uruguay dei Mondiali in Qatar durante la quale mostrò la bandiera arcobaleno e, sulla t-shirt, messaggi a sostegno delle donne iraniane e della popolazione ucraina colpita dalla guerra. Ecco allora che bisogna prendere le cose per quelle che sono: essere celebrati per invadere il campo (pratica, ripetiamo, illegale), non è esattamente quello che definiremmo un modello di vita, dall’altra parte certamente nemmeno utilizzare un taser per fermare un invasore che si esibisce in un salto mortale. A ogni cosa la sua giusta misura: ci sentiamo di schierarci dalla parte del giovane William Hendon anche se, naturalmente, il nostro consiglio è che la prossima volta possa limitarsi ad altri modi per attirare l’attenzione.