Alcuni poliziotti in servizio presso piazza Duca d’Aosta, davanti alla stazione centrale di Milano, sono stati dapprima minacciati con un coltello da una donna di origini bulgare e poi colpiti con uno skateboard da un giovane magrebino. È accaduto tutto nel pomeriggio di martedì 14 giugno 2022 e per i due protagonisti di tali gesti sono scattate immediatamente le manette. Come riferisce il “Corriere della Sera”, i poliziotti sono intervenuti dopo la segnalazione di una donna in escandescenze e armata di coltello: così, “si sono avvicinati e hanno cercato di convincerla a gettare l’arma, poi hanno chiesto l’intervento degli agenti del Reparto mobile di Padova, in servizio alla Centrale, che l’hanno circondata con scudi e manganelli e sono riusciti a metterla a terra e disarmarla”.
Nel mentre, il ragazzo nordafricano di cui riferivamo sopra ha scagliato il proprio skateboard contro un agente di polizia a Milano, venendo a sua volta fermato e immobilizzato a terra. Come ha denunciato denuncia Valter Mazzetti, segretario generale del sindacato Fsp Polizia di Stato, “è veramente sconcertante ciò a cui assistiamo in mezzo alle strade. Sempre di più, sempre peggio, sempre più inspiegabile e grave. Sarebbe ora di tornare a lavorare intensamente per diffondere la cultura della legalità e per chiarire le idee, soprattutto alle nuove generazioni, su chi sono i nemici e chi gli amici, su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, su ciò che è ammesso e ciò che non lo è. E soprattutto su cosa significa essere un poliziotto e sul perché svolgiamo questo lavoro”.
POLIZIOTTI AGGREDITI A MILANO: “AMARO IN BOCCA”
Nel prosieguo del suo intervento sul “CorSera”, finalizzato a commentare l’aggressione ai poliziotti a Milano, Mazzetti ha detto che “è indispensabile stabilire pene più severe per chi aggredisce i poliziotti, per una chiara e non ambigua presa di posizione dello Stato. Perché davvero c’è gente fortemente confusa là fuori, e questo mette in pericolo tutti, noi e gli altri cittadini”.
E, ancora: “Sono scene che sarebbero comiche se non fossero tragiche e che lasciano l’amaro in bocca non solo per i rischi ‘ulteriori e gratuiti’ a cui siamo continuamente esposti, ma anche perché danno la dimensione di quanto poco e male sia compreso il nostro lavoro. Ecco perché è così fondamentale che accanto ai tutori dell’ordine tutti si schierino senza se e senza ma, a cominciare dallo Stato che troppe volte non dà segnali sufficientemente chiari”.