Dopo la visita alla Polonia, il presidente americano Joe Biden si è recato in Ucraina per incontrare Volodymyr Zelensky. Tornando alla tappa polacca del presidente statunitense, Varsavia chiede garanzie di sicurezza alla Nato per Kiev per il dopoguerra. “Le promesse di garanzia di sicurezza sarebbero importanti per l’Ucraina e per il morale dei suoi soldati”, le parole del presidente Andrzej Duda al Financial Times: “Questo darebbe la sensazione del supporto della Nato”.



Nel corso del suo intervento, Duda ha spiegato di aver esortato Biden a riaffermare “in termini molto forti” il sostegno degli Stati Uniti all’articolo 5 della Nato, ovvero la clausola di difesa collettiva che afferma che qualsiasi attacco a uno Stato membro rappresenta un attacco contro tutti. Ricordiamo che Kiev ha chiesto l’adesione alla Nato a settembre, anche se gli alleati hanno riconosciuto che questa non era una prospettiva a breve termine con la guerra in corso.



La richiesta della Polonia

La richiesta di garanzie di Duda necessiterebbe di un aumento degli impegni di Washington nei confronti dell’Ucraina. Ma c’è un aspetto da non sottovalutare: alcune nazioni della Nato hanno il timore di essere trascinate in guerra con la Russia e preferirebbero proseguire sulla linea del rafforzamento dell’esercito ucraino. “È in corso un dibattito piuttosto intenso sulle garanzie di sicurezza, ma non credo davvero che il presidente Biden vorrà presentarlo ora”, ha affermato Michał Baranowski, direttore dell’ufficio di Varsavia del think tank del German Marshall Fund. Invece, ha aggiunto, l’amministrazione statunitense stava portando avanti “una strategia del porcospino”, che significava “armare gli ucraini fino ai denti in modo che possano trattare direttamente con la Russia”. Tornando sulla visita di Biden in Polonia, Duda ha posto l’accento “sull’enorme impatto sull’intero fianco orientale della Nato”, senza dimenticare il messaggio inviato agli investitori statunitensi: “Questo posto è sicuro, quindi puoi tranquillamente investire i tuoi soldi qui”.

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