La Commissione europea sul Piano di resilienza e sui fondi del Repower Ue ha pubblicato la tabella con le “raccomandazioni” ai Paesi per il Pnrr, da cui emerge come ci siano delle situazioni peggiori rispetto a quella dell’Italia. È il caso, ad esempio, come evidenziato dal Corriere della Sera, della Polonia e dell’Ungheria, messe malissimo. Anche la Finlandia non può dirsi soddisfatta e, a sorpresa, c’è una insufficienza anche per la Germania.
Le bocciature e le situazioni al limite del sei politico sono numerose, ma c’è anche qualche eccellenza. I Paesi che sono stati promossi ed invitati a “mantenere lo slancio” e “procedere con l’attuazione degli obiettivi”, sono stati l’Austria, la Francia, la Spagna e la Grecia. Le prime due, insieme alla Danimarca, sono ancora alla prima rata, mentre le altre due, insieme all’Italia, sono alla terza. Alla seconda rata ci sono invece Croazia, Portogallo, Slovacchia e Romania. Non è semplice restare al passo.
Polonia e Ungheria peggio dell’Italia su Pnrr: la tabella delle “raccomandazioni”
Se da Paesi come Polonia e Ungheria ci si aspettava che la situazione sarebbe stata anche peggio di quella dell’Italia sul Pnrr, non si può dire lo stesso della Germania, i cui problemi sono abbastanza sorprendenti. I tedeschi stanno arrancando dopo essere entrati in recessione tecnica. Il ritardo è stato definito “significativo” nonostante le operazioni da compiere siano pochi, in quanto sono stati richiesti soltanto poco più di 25 miliardi di sussidi e non è stata chiesta neppure una rata dei fondi messi a disposizione. L’invito della Commissione europea è quello di “accelerare rapidamente”.
È diversa la situazione del Paese di Giorgia Meloni, che invece ha chiesto una mole di finanziamenti elevata, pari a 191 miliardi di euro, di cui oltre 122 a prestito. Un record con distacco, dato che la seconda, la Spagna, che ha domandati 69 miliardi. È per questo motivo che l’Italia è un’osservata speciale, soprattutto perché il timore è che ci siano problemi per la sua “scarsa capacità amministrativa”. Da Palazzo Chigi, tuttavia, continuano ad arrivare rassicurazioni, almeno a parole.