Non si rivolve affatto l’emergenza al confine tra Polonia e Bielorussia, dove da giorni si ammassano centinaia di migliaia di migranti provenienti da Medio Oriente, Nord Africa e sud-est asiatico: dopo le continue pressioni per superare la barriera alzata dalle autorità polacche – e dopo la notizia che Varsavia costruirà un muro per impedire nuove invasioni nei prossimi mesi – stamane al valico di Kuznice si è arrivati a lanciare idranti e gas lacrimogeni contro i profughi per impedire il superamento del confine.
Le notizie e le immagini in arrivo dalla Polonia sono purtroppo ancora una volta drammatiche: «un gruppo di migranti ha tentato di forzare la frontiera fra Polonia e Bielorussia al valico di Kuznice gettando pietre, bottiglie e altro», sono le notizie filtrate dal Ministero della Difesa che spiega poi come in risposta all’aggressione sono stati lanciati gas lacrimogeni e getti d’acqua per fermare i migranti. Fonti di intelligence di Varsavia ritengono che i servizi di Minsk abbiano addirittura munito i profughi degli oggetti scagliati durante gli scontri.
CAOS MIGRANTI, LE REAZIONI DELL’UE
Proseguono fitti gli scambi diplomatici tra Ue, Bielorussia e Russia per provare a tacciare una base solida per un accordo urgente: l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, ha riportato il passaggio centrale del colloquio avuto con il ministro degli esteri bielorusso Vladimir Makei, dove ha cercato di spingere il più possibile per un accordo duraturo, «sono persone che non potranno venire in Europa ma non potranno morire congelate lungo la frontiera. Dobbiamo aiutarle. Chi? Le organizzazioni umanitarie, lo Stato bielorusso, la Polonia, che ha offerto supporto umanitario. La Bielorussia mi ha garantito che fornirà sostegno e accetterà l’accesso delle organizzazioni dell’Onu per l’aiuto ai rifugiati ma il ministro bielorusso ha declinato ogni responsabilità per le persone che si trovano lì». Intanto è Papa Francesco ad intervenire in merito alla concreta possibilità di un muro da costruire in Polonia per evitare nuove emergenze come quelle dalla Bielorussia: «La storia in questi ultimi decenni ha dato segni di un ritorno al passato: i conflitti si riaccendono in diverse parti del mondo, nazionalismi e populismi si riaffacciano a diverse latitudini, la costruzione di muri e il ritorno dei migranti in luoghi non sicuri appaiono come l’unica soluzione di cui i governi siano capaci per gestire la mobilità umana. In questi quaranta anni e in questo deserto, tuttavia ci sono stati segni di speranza che ci permettono di poter sognare di camminare insieme come un popolo nuovo verso un noi sempre più grande». Di contro, Putin dalla Russia conferma l’intenzione di poter intervenire per provare un canale diplomatico con l’alleato Lukashenko, ma lancia un nuovo monito a Bruxelles e all’Occidente, «Sarebbe opportuno che i leader degli Stati membri dell’Ue e la Bielorussia discutano in modo diretto dei problemi in corso. Basta trattamento crudele sui rifugiati da parte delle guardie di frontiera polacche».