L’incontro in sessione plenaria ieri a Strasburgo tra Ursula Von der Leyen e Mateusz Morawiecki doveva servire a distendere gli animi e evitare ulteriori scontri tra Unione Europea e Polonia: ebbene, non è andato bene e la situazione al momento tra Varsavia e Bruxelles è sempre più detonante e pronta ad esplodere nei prossimi mesi.
Il Premier polacco Morawiecki Mateusz a Strasburgo ha infatti denunciato la discriminazione nei confronti della Polonia e ha accusato altri paesi dell’Ue di adottare «un approccio selettivo nel rispetto dei principi fondamentali e nell’applicazione delle norme dell’Ue». Difendendo la posizione della Corte Costituzionale polacca sul primazia delle leggi nazionali si quelle europee, il Premier ha risposto per le rime alla Presidente della Commissione che invocava possibili sanzioni contro la Polonia qualora non “abbassasse la testa” e accettasse la subordinazione ai diktat europei.
«La legge più alta dell’Ue è la costituzione di un paese», ha detto ancora ieri Morawiecki, ribadendolo anche oggi nel commentare lo scontro avvenuto in Parlamento Europeo, accusando Bruxelles di oltrepassare la sua autorità e cercare di «creare uno stato sovranazionale senza il consenso dei paesi membri». Ancora il Presidente polacco ha ribadito in Aula che se si vuol proprio fare un superstato non nazionale fuori dall’Europa, «prima ottieni il consenso di tutti gli stati e le società Europee».
LO SCONTRO TRA POLONIA E UE: LE REAZIONI
«L’Ue non cadrà a pezzi semplicemente perché i nostri sistemi giuridici saranno diversi», ha poi concluso il Premier Morawiecki riferendosi direttamente al discorso di Von der Leyen che non è piaciuto affatto a Varsavia. «Non accettiamo ricatti, abbiamo combattuto il Terzo Reich […] L’Unione europea non è uno Stato, come i 27 Stati membri dell’Unione europea che rimangono sovrani, al di sopra dei Trattati, e sono gli Stati membri che decidono quali competenze vengono trasferite all’Ue. Le competenze della Ue hanno dei limiti, non si può più tacere, diciamo no al centralismo europeo». È un coro di accuse quelle che vengono fatte alla Polonia e alla “tentata” – ma in realtà sempre rifiutata come possibilità dallo stesso Premier – “Polexit”. «L’Ue dà forza, risorse e possibilità a tutti quanti per essere più forti e avere una sovranità nazionale più forte. Nessuno a Bruxelles detta il destino dei popoli», ha spiegato il sottosegretario con delega agli Affari Europei Enzo Amendola, confermando come la procedura contro la Polonia proseguirà. «Non è ammissibile che si parli di ricatti, respingo la lingua delle minacce e delle imposizioni», conclude il politico dem. Per il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, i PNRR di Polonia e Ungheria non sono ancora sufficienti, «Ci occupiamo di risorse economiche da dare a questi Paesi se rispettano alcune condizioni». Proprio di questo però parlava come rischio ieri il Premier polacco, definendolo senza remore «un ricatto inaccettabile».