Magdalena Filiks, il figlio suicida dopo la pubblicazione della notizia
Caos nel mondo politico in Polonia, dove giornalisti, giudici e politici hanno reso pubblica la violenza sessuale subita due anni fa dal figlio adolescente di una parlamentare dell’opposizione. L’ipotesi è quella che gli oppositori abbiano reso nota la storia per dimostrare che nel partito Piattaforma Civica, di centro, europeista e aperto alle istanze della comunità LGBT, circolano depravati e pedofili. Il figlio tredicenne della deputata Magdalena Filiks, infatti, è stato abusato da un membro del partito della madre ed è morto suicida dopo la pubblicazione della notizia, due anni dopo.
I politici non hanno fatto il nome del ragazzo, la legge lo vieta quando è coinvolto un minorenne, ma gli indizi sono sufficienti a identificarlo. Miki, come rivela il Corriere della Sera, era sopravvissuto agli abusi del politico nel partito della madre due anni fa. Il processo era stato celebrato nel 2021 ma il giovane non ha retto alla pubblicazione delle notizie sul suo conto, che hanno reso noto l’abuso: il 17 febbraio si è ucciso. Il suo funerale si è celebrato in queste ore, poco prima del suo sedicesimo compleanno, che avrebbe compiuto proprio l’8 marzo.
Piattaforma Civica chiede giustizia
Magdalena Filiks, la madre del giovane che si è tolto la vita, ha reso nota la tragedia sui social, chiedendo silenzio: “Per favore, “i media” rispettino la nostra privacy e stiano lontani dalle esequie di Miki”. La donna ha posto tra virgolette la parola “media”, come ad indicare che le responsabilità non sono solamente di tv e giornali. A divulgare i dettagli sul caso di pedofilia ai danni di Miki, erano state Radio Szczecin e l’emittente TVP, Telewizja Polska, controllate dal governo diretto da PiS (Diritto e Giustizia), il partito di estrema destra.
Secondo Donald Tusk, leader di Piattaforma Civica, il vero bersaglio erano la madre e il partito d’opposizione. Tusk, come spiega il Corriere della Sera, chiede che chi ha provocato venga processato: “Chiederemo conto a Diritto e Giustizia di ogni malvagità, di tutti i danni umani e le tragedie che ha causato mentre era al potere”. Anche la Procura è sotto torchio: avrebbe diffuso dati sensibili a giornalisti ed esponenti politici, già dallo scorso dicembre. Il caso non era noto per difendere il giovanissimo. Il pedofilo era stato condannato a quattro anni. Il giovane Miki non ha retto alla pressione della notizia, resa pubblica, e si è tolto la vita. Una tragedia che non può passare inosservata.