I MIGRANTI, LE ONG E LA SPERANZA CHE DIVENTA ILLUSIONE

Il tema dell’immigrazione torna di stretta attualità dopo che in rapida serie le navi Ong nel Mediterraneo (Humanity 1, Geo Barents, Rise Above, Ocean Viking e quant’altre) stanno salvando migranti per portarli poi nei porti del Sud Italia: la decisione del Governo Meloni di prendersene carico solo per “fragili” e “malati” (mentre per i migranti sulle navi delle autorità il salvataggio è completo, ndr) sta facendo discutere e non poco l’Unione Europea e le altre forze politiche in Parlamento. In controtendenza con la linea generale dei principali quotidiani italiani, l’editoriale di apertura oggi del “Messaggero” – affidato allo storico e politologo Paolo Pombeni – viene fatto notare come dietro al tema del giusto dovere di salvare vite umane vi siano questioni e problematiche non possono essere derubricate nella “faziosa” contrapposizione tra “pro” e “contro” le politiche di salvataggio delle navi Ong.



«È necessario ragionare senza cadere nei miti opposti del salvatore degli oppressi o dell’inflessibile difensore delle frontiere nazionali», tiene a precisare l’editorialista illustrando la complicata situazione migranti nel nostro Paese. La situazione di oggi (in realtà di tutti questi ultimi anni) riguarda un flusso continuo di migranti in arrivo in Europa senza titolo giuridico per esservi accolti: «questo tipo di ingrassi via terra sono respinti dagli Stati, non solo da quelli autoritari dell’Est Europa ma anche da Francia a Ventimilgia e dalla Spagna nell’enclave marocchina». Pombeni ha buon gioco a ricordare come in questi casi non si invoca mai il diritto internazionale che imporrebbe l’accoglienza per verificare in un secondo momento se tali disperati hanno diritto o meno ad entrare in quel territorio. È una speranza che si tramuta in illusione, quella descritta dal “Messaggero” in riferimento alle “promesse” date dalle Ong nel salvare in mare aperto i migranti.



POMBENI: “PORSI IL PROBLEMA DI FAR VIVERE AI MIGRANTI UNA VITA DIGNITOSA

Continua Pombeni sul quotidiano romano a ribadire come il caso delle navi di soccorso delle Ong «non è quello, come avrebbe ipotizzato chi ha scritto le norme internazionali, di navi di passaggio a cui si doveva imporre un dovere di salvataggio non rientrante di per sé nella loro attività, ma di navi che vanno alla ricerca di naufraghi per salvarli (e spesso anche di potenziali naufragandi)». Dunque parlare di “diritto marittimo”, o ancora di più di “diritto morale” come hanno fatto ieri diversi esponenti della Commissione Europea lascia il tempo che trova perché non inquadra al meglio la situazione attuale sulle coste italiane. È però sulla conclusione cui giunge lo storico Pombeni che spesso anche nell’opinione pubblica si tenta di evitare o peggio non vedere: «Sarebbe bene, nel ragionare di queste nuove normative da creare, liberarsi da quella che una volta si chiamava falsa coscienza. Si reclama il dovere di salvare i migranti anche nel caso di persone che operano al di fuori del quadro legale ordinario», scrive ancora il politologo.



Occorre sempre salvare vite umane in difficoltà, e peggio ancora in mare aperto: il punto è che però non si può pensare che a quel punto l’obiettivo è raggiunto, «non ce la si può cavare semplicemente beandosi di non averli lasciati affogare». I migranti vanno salvati, spiega Pombeni, ma il secondo dopo occorre «porsi il problema che la “salvezza” non si limiti al non averli lasciati morire, ma si ponga il problema di come farli vivere in maniera dignitosa». Non è infatti né giusto né dignitoso ammassare i rifugiati in centri di “accoglienza” ben oltre i numeri consentiti, e nemmeno «lasciarle nella condizione di divenire soggetti costretti a vivere di espedienti, per non dire a finire in circuiti di vario tipo di sfruttamento, non è né giusto, né dignitoso». Il giudizio di Pombeni sulle Ong è schietto e durissimo: «Le navi delle Ong salvano e sbarcano, ma poi si lavano le mani del futuro di questa povera gente. Non è compito loro occuparsene, si obietta, ma il favorire di fatto il sogno di un futuro attraente sapendo che non sarà così non ci sembra una grande impresa». Chi ha ben colto la problematica a tutto tondo è Papa Francesco che infatti non da oggi richiama il dovere di salvare vite umane ma invoca anche che Paesi come l’Italia e la Grecia non possano essere lasciati soli dall’Europa. L’appello al Governo fatto da Paolo Pombeni viene lanciato a fine editoriale e prova a guardare “oltre “ la mera problematica del salvataggio: «sperabilmente con un supporto trasversale delle forze politiche non populiste, dovrebbe porre con forza la questione della produzione di una normativa di inquadramento del fenomeno dei grandi flussi migratori, una normativa che coinvolga quantomeno tutti i paesi della Ue (ma per attrazione anche quelli contigui)».