L’industria del pomodoro made in Italy è in difficoltà. I motivi, come riportato da Il Sole 24 Ore, sono principalmente due. Uno è rappresentato dalle forti criticità determinate dalla crisi nel canale di Suez, che ha impattato sui costi del commercio e ha messo a rischio l’export. L’altro è rappresentato dal boom di produzione della Cina, che ha superato la California nei competitor. Ad essi si aggiunge la crisi idrica.
È in virtù di questi fattori che l’Italia, secondo le stime del World processing tomato council del mese scorso, si conferma al terzo posto nella classifica mondiale dei produttori, dietro a Usa e Cina, ma appare al tempo stesso indebolita. Il dominio nell’Ue è indiscusso con 5.6 milioni di tonnellate lavorate (+4%) ma anche gli altri corrono veloci, per cui non si possono trascurare i problemi del settore. Anche perché è difficile capire quando le criticità derivanti dalla crisi nel canale di Suez e la crisi idrica daranno tregua al Paese.
Pomodoro, proteggere l’industria Made in Italy è sempre più difficile: l’appello di Squeri
“Nel 2023 la Cina ha incrementato la propria produzione di pomodoro in maniera sproporzionata, toccando 8 milioni di tonnellate e per il 2024 prevede di diventare primo produttore mondiale con undici milioni; ma il dato più allarmante è che nel 2023 l’Europa ha quasi raddoppiato le importazioni di concentrato di pomodoro cinese”, ha avvisato Alessandro Squeri, dg di Steriltom, società leader in Europa nella produzione di polpa di pomodoro per il settore Food Service e Industriale. Non di certo una mossa che aiuta il made in Italy.
La scelta, tra l’altro, appare folle in termini di qualità. “La produzione di pomodoro cinese non segue gli stessi criteri di sicurezza europei in termini di pesticidi, ogm, tracciabilità, sostenibilità; l’Europa da una parte chiede ingenti sforzi alle imprese europee, ma allo stesso tempo permette l’importazione di prodotti che alimentano una concorrenza sleale”, ha aggiunto. Da qui l’appello all’Ue a sostenere l’industria italiana.