La guerra tra Iran e Stati Uniti è sempre dietro l’angolo, commerciale e diplomatica prima di tutto, ma con temibili evoluzioni militari laddove non si arrivi ad un negoziato produttivo per entrambe sul tema delicato del nucleare: dopo gli scambi al vetriolo delle scorse settimane, oggi il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha detto per la prima volta dopo l’uscita di Trump dall’accordo sul nucleare, «noi siamo pronti a negoziare con l’Iran senza precondizioni». Uno spiraglio si apre, anche se subito dopo il diplomatico di Washington aggiunge «Lo faremo quando vedremo l’Iran comportarsi come una nazione normale»: ecco che allora quello spiraglio rischia quasi subito di chiudersi, ma potrebbe tranquillamente essere il gioco delle parti (ricordiamo che l’anno prossimo gli Usa si avviano alle Elezioni Presidenziali e il tema del nucleare e del Medio Oriente è tutt’altro che un elemento secondario, ndr). Solo un anno fa Pompeo stesso aveva stabilito 12 condizioni per concludere un nuovo accordo che sostituisse quello incardinato da Barack Obama nel 2015, con il netto rifiuto di Rohani che di recente ha tra l’altro inserito l’esercito americano nella lista delle organizzazioni terroristiche.



LA REPLICA DELL’IRAN: “USA, GIOCHI DI PAROLE”

Teheran non ci sta e davanti alla proposta-apertura di Mike Pompo fa sapere tramite il ministro degli Esteri Abbas Mousavi «Non prestiamo attenzione ai giochi di parole. Ciò che conta è il cambiamento dell’approccio generale nei confronti alla Nazione iraniana». Come giustamente segnala Repubblica, non è casuale la scelta del luogo da cui effettuare la prima vera apertura Usa verso l’Iran (pur suscitando tutti i dubbi possibili nel Paese dove è in corso da giorni lo scontro Rohani-Khamenei proprio per il considerata troppo “lieve” trattamento iraniano nei confronti degli Stati Uniti d’America): Pompeo ha parlato dalla Svizzera, la stessa che cura gli interessi degli Usa in Iran dato che da oltre 40 anni i due Paesi non hanno rapporti diplomatici ufficiali. Il gioco diplomatico di attacco-scontro-apertura prosegue e non è da escludere che possa essere concordato da entrambe le parti per provare ad ottenere un accordo con il minor “sforzo” possibile in termini di concessioni “pubbliche” fatte verso il Paese nemico. Nel frattempo lo scontro in Medio Oriente viene esacerbato oggi dal lancio di razzi siriani (alleati dell’Iran) verso le Alture del Golan, in mano a Israele e di recente annunciato da Trump come “territorio di proprietà legittima di Tel Aviv”.

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