«O da Aspi arriva una proposta che il Governo non potrà rifiutare, di quelle assolutamente vantaggiose su tutti i settori interessati oppure la revoca sarà inevitabile»: le parole del Premier Conte davanti alla prova generale del Mose a Venezia sono inequivocabili e di fatto smentiscono il grado di “potenziale” accordo atteso entro domenica, giorno di scadenza dell’ultimatum lanciato ieri dal Mit nell’incontro con Aspi sulle concessioni del Ponte di Genova (e non solo). «Non posso nascondere quanto è già trapelato nelle scorse ore, abbiamo verificato che al momento non ci sono le condizioni per cui Aspi possa mantenere quelle concessioni», spiega ancora il Premier Giuseppe Conte dalla Laguna.
«Fra qualche giorno saremo anche a Genova per l’inaugurazione del ponte Morandi. Ci stiamo sorprendendo per un fatto: abbiamo realizzato il ponte con tale rapidità che addirittura non è terminata la procedura di revoca che terminerà in questi giorni. Stiamo invertendo la nostra capacità di progettare e realizzare», aveva spiegato nel suo discorso davanti alle autorità del Veneto facendo un paragone con la struttura avveniristica del Mose in rampa di lancio dopo anni di tumulti e sospensioni. Poi però a domanda specifica dei giornalisti, Conte si fa più netto «se la chiamo ‘procedura di revoca’ significa che al termine di ciò si arriverà alla… bravi, avete capito». Resta dunque da capire se entro domenica arriverà una nuova proposta in grado di far cambiare idea al Governo ma al momento la situazione per Atlantia-Benetton è tutt’altro che rosea per il futuro delle autostrade.
IL NODO CONCESSIONI E PONTE GENOVA
Sono ore decisive – e non è un “modo” giornalistico arciabusato – per il destino di Autostrade per l’Italia e le concessioni su gran parte della rete autostradale italiana: dopo l’ultimatum del Premier Conte nell’ultimo Dl Semplificazioni, ieri la “bolla” è esplosa del tutto con l’affidamento del Ministero dei Trasporti ad Aspi per il nuovo Ponte di Genova. Il Governo si è letteralmente “spaccato” con Renzi e parte del Pd che difendono la gestione Benetton-Atlantia mentre il Movimento 5 Stelle si è compattato nel chiedere la revoca immediata di quella e di tutte le altre concessioni ad Aspi, avendolo già “promesso” dopo il crollo del Ponte Morandi.
Le dinamiche legali si aggiungono a quelle politiche creando un “caso” nazionale che Conte ha chiesto possa essere risolto al più tardi entro fine settimana con il dossier in arrivo nel prossimo CdM. «Il caso Autostrade per l’Italia si trascina da troppo tempo. Ma la procedura di revoca è stata avviata e ci sono tutti i presupposti per realizzarla, perché gli inadempimenti sono oggettivi, molteplici e conclamati», spiega Conte nel suo ultimatum sulle colonne de La Stampa, «O arriva una proposta della controparte che è vantaggiosa per lo Stato oppure procediamo alla revoca, pur consapevoli che comporta insidie giuridiche».
VERTICI ASPI AL MIT: “REVOCA SAREBBE DISASTRO”
A rafforzare il Governo è intervenuta poi la Corte Costituzionale ieri con la sentenza che di fatto dà torto ad Aspi sull’esclusione di Autostrade per l’Italia nella ricostruzione del nuovo Ponte di Genova: «è legittimo l’atto del legislatore di escludere Aspi» data la «eccezionalità gravità di quanto avvenuto il 14 agosto 2018», sentenzia la Consulta. Il nodo Ponte e concessioni Autostrade prosegue con forti distanze nella maggioranza, con le opposizioni che chiedono a gran voce venga risolta una volta per tutte una “battaglia” che ha portato una delle multinazionali più quotate in Borsa come Atlantia ad una crisi difficilmente reversibile. «Fino a quando non viene revocata la concessione è automatico l’affidamento del ponte ad Aspi», spiega Conte nel merito dell’affidamento del Ponte di Genova ad Aspi.
Nel frattempo oggi pomeriggio i vertici di Autostrade sono stati convocati al Mit per presentare il nuovo piano di proposta redatto stamane nel Cda di Atlantia: si tratta del secondo piano dopo la bocciatura sonora data dal Governo nelle scorse settimane sul primo piano per risolvere il contenzioso tra Stato e Autostrade. «Le conseguenze della revoca della concessione ad Autostrade sarebbero devastanti», spiega l’ad di Aspi Roberto Tomasi, «Si disperderebbe – conclude – un enorme patrimonio professionale e umano. La società è totalmente cambiata: abbiamo fortemente potenziato il piano di manutenzione e investimenti e continuato a gestire e ammodernare la rete. Nell’interesse del paese credo sia prioritario oggi definire l’accordo col governo e trasformare subito in cantieri 7 miliardi di euro dei 14,5 già pianificati».