Mentre su Genova e l’intera Liguria si sta abbattendo un autentico nubifragio che rende ancora più difficile la viabilità attorno alle zone della ricostruzione del Ponte Morandi, in Procura continuano le indagini e le audizioni ai testimoni e indagati per le due inchieste nate dalla tragedia del crollo Morandi di quel maledetto 14 agosto 2018. In particolare, la novità di giornata arrivata dal supertestimone della Procura nell’ambito dell’inchiesta bis, ovvero quella sui falsi report dei ponti nata proprio a seguito della tragedia sul Morandi. «La mia valutazione rappresentava lo scenario peggiore, mi aspettavo fosse stata presa in considerazione per i calcoli relativi alla sicurezza», ha raccontato Alessandro Costa, tecnico della società Spea (addetta alle manutenzioni per conto di Autostrade per l’Italia) che da settimane sta collaborando con i pm per raccontare quante pressioni ha dovuto subire dall’alto dopo i suoi report svolti sui ponti Pecetti (sull’A26) e Costa (sempre in Liguria, sull’A10). Sul Corriere della Sera viene presentata parte dei racconti fatti da Costa presso i giudici, testimonianza chiave nel processo imminente per l’inchiesta Genova-bis: «Quel 18% non l’avevo mai scritto. Io ricordavo 25%, che mi aveva colpito perché è tanto».



INCHIESTA BIS PONTE GENOVA: IL SUPERTESTIMONE

Secondo il tecnico Spea, quei report sullo stato di sicurezza dei ponti liguri venne modificato e reso così falsificato da qualche “manina” sopra di lui: come ancora raccontato da Costa nell’interrogatorio col pm Walter Cotugno, «Era la stima della perdita di precompressione della trave ad esser stata modificata»; in sostanza, tanto più quella percentuale risulta alta, quanto più il ponte è malandata e necessita di immediati interventi di messa in sicurezza. Secondo Costa una ‘manina‘ aveva cambiato la percentuale di rischio da lui stimata per la sicurezza dei ponti Pecetti e Costa: «Di questa omissione mi lamentai con Ceneri (Maurizio Ceneri, ingegnere e coordinatore dei tecnici Spea, indagato) e gli contestai che ero l’unico a essere andato sul posto con il collega Landi e che, se non si fidavano delle mie osservazioni, potevano andarci loro… Gli ho detto che la mia ipotesi andava mantenuta e che la relazione modificata non doveva essere usata in alcun caso perché non considerava la condizione peggiore che io stesso avevo rilevato, scritto e condiviso e che poi era stata cambiata a mia insaputa e utilizzata contro la mia volontà». La testimonianza avviene in riferimento a fatti del 24 ottobre 2018, quando ancora l’indagine sul Ponte Morandi era in piano svolgimento. Dopo quelle parole di Costa, le indagini hanno portato a valanga prima agli arresti di tecnici e dirigenti Spea-Autostrade e poi alle dimissioni di Giovanni Castellucci da n.1 di Atlantia, holding di Aspi.

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