Niente processo per Aspi e Spea per il crollo del Ponte Morandi. Figuravano come indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa, ma il giudice per l’udienza preliminare di Genova, Paola Faggioni, ha accolto la richiesta di patteggiamento dei legali delle stesse società, su cui la Procura aveva dato parere favorevole. Quindi, Aspi e Spea pagheranno circa 30 milioni di euro. La decisione soddisfa difesa e accusa. Se da un lato Aspi esce dal processo evitando interdizioni più pesanti, come il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, dall’altro ci sono i pm che incassano la pena pecuniaria massima e una conferma implicita dell’impianto accusatorio.
Ma il gup ha anche rinviato a giudizio tutti e 59 gli indagati per i quali la Procura aveva chiesto il processo. Quindi, devono rispondere del crollo del Ponte Morandi, per il quale ci sono stati 43 morti, i vecchi vertici di Aspi, tra cui l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, e di Spea, la società che si occupava delle manutenzioni. Ma ci sono anche ex tecnici, dirigenti e funzionari delle due società e del ministero delle Infrastrutture che aveva funzioni di controllo sulla concessionaria.
DIFESA E ACCUSA SODDISFATTE
Gli indagati sono accusati a vario titolo di omicidio stradale plurimo, falso, disastro e attentato alla sicurezza dei trasporti. Il processo comincerà il prossimo 7 luglio. Le novità di oggi non sorprendono i legali di Giovanni Castellucci, gli avvocati Giovanni Paolo Accinni e Guido Carli Aleva. “Riteniamo che, nonostante il lungo sforzo motivazionale del giudice, in realtà le questioni che erano alla base delle nostre ragioni siano rimaste inalterate; quindi, i problemi procedurali che si sono manifestati restano e saranno oggetto di altre discussioni”, hanno dichiarato, come riportato dal Corriere. Ma hanno espresso anche fiducia sulla possibilità di riequilibrare la visione dei fatti che ora appare loro a senso unico. “Se il dibattimento sarà come noi confidiamo l’inizio di un processo giusto, il teorema accusatorio nei confronti di Castellucci si conformerà essere una foglia di autunno tremula che cadrà”. I familiari hanno espresso soddisfazione per le decisioni odierne, come quella di tenere sotto sequestro i reperti consentendone lo spostamento. “Così potremo realizzate il Parco della memoria e questo è molto importante”, ha spiegato Egle Possetti, presidente del Comitato ricordo vittime del Ponte Morandi.
CROLLO PONTE MORANDI, TRE FILONI D’INDAGINE
L’udienza preliminare è durata oltre 5 mesi. Sono servite 11 udienze ai pm Massimo Terrile e Walter Cotugno per motivare le loro accuse dopo tre anni di indagini, condotte dalla Guardia di Finanza di Genova, e due incidenti probatori. Da questa mole di lavoro sono scaturiti tre filoni di indagine: uno sui falsi report sui viadotti, un’altra sulle barriere fonoassorbenti pericolose, la terza sui falsi report sulle gallerie. In questi procedimenti gli indagati sono circa 40, di cui molti coinvolti nell’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi. I tre filoni sono stati riunificati in un fascicolo, quindi entro l’estate verranno chiuse le indagini. Come evidenziato dal Corriere, nel corso dell’udienza preliminare i legali di alcuni imputati avevano ricusato il gup in quanto avrebbe “violato il principio d’imparzialità” esprimendo un giudizio sugli imputati quando firmò una delle ordinanze cautelari relative all’indagine sulle barriere fonoassorbenti. Ma i giudici di appello e quelli di Cassazione avevano respinto la richiesta.