Mentre sono in corso le prime demolizioni delle case di Via Porro – si è partiti dal civico n.10 – il quartiere degli sfollati a poco a poco inizierà a scomparire avendo come obiettivo di fine mese l’esplosione vera e propria del moncone rimasto del Ponte Morandi. Lo ha confermato il Sindaco di Genova Marco Bucci, nonché Commissario Straordinario alla Ricostruzione, al netto delle tante polemiche ancora in corso sul fronte esplosivo: parlando del pericolo polveri oggi il primo cittadino genovese ha garantito «sarò il primo a entrare nella zona dopo l’esplosione per dimostrare che va tutto bene. Per ora la best option per la demolizione del ponte è il 24 giugno. L’invito ai cittadini è stare fuori Genova se hanno la possibilità», spiega Bucci annunciando dunque l’utilizzo dell’esplosivo per buttare giù le pile del moncone est del maxi viadotto oggi dimezzato. Un cannone sta sparando acqua nebulizzata per favorire l’abbattimento delle polveri, come annunciato nelle scorse settimane dai responsabili dei lavori di ricostruzione del Ponte Morandi e sedei quartieri oggi zona-rossa sotto il viadotto ligure.



PARTE LA DEMOLIZIONE DELLE CASE DI VIA PORRO

Sono cominciate questa mattina alle ore 11.19 le prime operazioni preliminari per la demolizione del primo palazzo di Via Porro 10, sotto i resti del ponte Morandi crollato tragicamente il 14 agosto 2018 compiendo una strage di dimensioni ancora oggi tangibili. Si procede in modo meccanico – ovvero senza utilizzare l’esplosivo – dopo i tanti esami strumentali e scientifici per capire le condizioni del materiale interno dei palazzi ancora integri sotto i monconi del viadotto mezzo crollato la scorsa estate a Genova. Come annuncia il Secolo XIX, «Sul posto, a metà mattinata, sono arrivate le grandi gru che saranno utilizzate per i lavori e sono state allestite alcune barriere protettive»: da Via Porro a Via Fillak, lo sgombero è ormai compiuto per intero e i lavori di demolizione dei palazzi è pronto ad essere improntato per tutta la settimana che viene. Per limitare la diffusione delle polveri vengono utilizzati nebulizzatori d’acqua: gli abitanti hanno invece ormai svuotato tutte le case dalle proprie masserizie anche se arredi ed elettrodomestici sono stati portati via dalle gru per poi poter “bonificare” l’intera area dall’amianto.



DEMOLIZIONE PONTE MORANDI (MA SENZA ESPLOSIVI)

Mentre proseguono le polemiche – e le inchieste – sull’uso dell’esplosivo nel quartiere-zona rossa del Ponte Morandi (il Comitato Liberi Cittadini di Certosa e l’Osservatorio Nazionale Amianto hanno rilanciato l’esposto-querela presentato in Procura il 20 febbraio per chiedere maggiori controlli sull’uso degli esplosivi in relazione alla demolizione dell’ex viadotto), oggi prosegue in Tribunale a Genova anche l’inchiesta penale con l’incidente probatorio sulla tragedia e crollo del viadotto sopra il Polcevera. Il piano di demolizione condotto dai due Commissari Bucci e Toti prevede entro la fine di giugno, se tutto andrà come previsto, con la distruzione delle pile strallate 10 e 11, le “gemelle” della 9 crollata il 14 agosto 2018 compiendo più di 40 morti. Secondo l’Ona però, «la popolazione, nonostante la presenza di date ufficiose riguardo l’esplosione del ponte, non è stata messa a conoscenza adeguatamente di questa intenzione e di alcuni temi connessi come l’evacuazione e lo stoccaggio e il trasporto dei detriti delle due pile fatte saltare in aria con la dinamite».

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