Sono iniziate oggi, lunedì 6 maggio, le operazioni relative all’ultimo rientro degli sfollati che vivevano sotto al ponte Morandi a Genova, denominata la “zona nera”. Ben 25 famiglie entreranno per l’ultima volta nelle loro case che saranno poi abbattute. Le operazione, come riporta il quotidiano Repubblica.it, sono iniziate ufficialmente alle ore 8.00, dopo l’attivazione delle adeguate procedure di sicurezza da parte della protezione civile ed andranno avanti per l’intera giornata e fino a domani. Per le 14.00, infatti, è in programma l’ingresso nelle rispettive abitazioni di un secondo gruppo di famiglie e le medesime procedure si ripeteranno anche nella giornata di martedì per gli sfollati della “zona nera”. Condizioni meteo permettendo, riprenderanno poi sabato e domenica e riguarderanno coloro che vivevano nel quadrato più esterno. A commentare lo stato d’animo degli sfollati è stato Franco Ravera, portavoce del Comitato delle famiglia che vivevano sotto il Ponte Morandi e che ha spiegato: “Viviamo un doppio sentimento, da una parte l’emozione di poter rientrare, dall’altra lo strazio e la consapevolezza che sarà per l’ultima volta. Non le vedremo più”.



PONTE MORANDI, GENOVA: AL VIA L’ULTIMO RIENTRO DEGLI SFOLLATI

Ravera, parlando degli sfollati del Ponte Morandi e dei loro attuali sentimenti dopo l’ultimo e definitivo rientro nelle loro case, prima di essere abbattute, ha aggiunto: “Sarà straziante perché sarà davvero l’ultima volta, per i ricordi che susciterà entrare e perché andarsene è stata una violenza ma deve essere anche un modo per voltare pagina”. In tanti stanno vivendo queste ore con intensa agitazione, come nel caso di Giusy Moretti, coordinatrice e tuttofare del comitato degli sfollati di via Porro che oggi, al quotidiano Il Secolo XIX ha commentato: “Cerco di immaginare a cosa troverò ancora da portare via ma non lo so. Ricordo che, durante l’ultimo ingresso, mia figlia mi diceva di lasciare questo e quello: quindi forse, non ero tanto lucida quel giorno. Di sicuro, se non me lo ricordo, vuol dire che non erano cose necessarie se fino a oggi ho vissuto senza”. In tanti aspettano con ansia e tristezza il giorno in cui le loro abitazioni verranno abbattute “per non vederle più”.

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