La direzione antimafia di Genova ha notificato un’interdiva antimafia alla ditta Tecnodem S.r.l. Unipersonale con sede in Napoli, al momento impegnata nella ricostruzione del ponte Morandi, tristemente noto per essere crollato il 14 agosto dell’anno scorso. Secondo gli investigatori c’è il serio pericolo di infiltrazioni mafiose all’interno dell’azienda suddetta, di conseguenza sono stati immediatamente bloccati i lavori. «Grazie alla Dia di Genova – le parole del ministro delle infrastrutture, il grillino Danilo Toninelli, riportate sul proprio profilo Twitter – è la dimostrazione che i controlli di legalità sul grande cantiere funzionano anche con procedure estremamente snelle e semplificate. Andiamo avanti per il nuovo ponte sul Polcevera in trasparenza, efficienza e rapidità». Sulla vicenda si è espresso anche il commissario straordinario di Genova, il sindaco della città Ligure Marco Bucci, che ha spiegato: «La struttura commissariale ha provveduto a chiedere l’immediata risoluzione del contratto in essere all’Ati di demolizione, di cui la stessa azienda era un subappalto con incarico di “demolizione e bonifica di impianti tecnologici. Al provvedimento si è arrivati grazie all’efficienza dei controlli svolti puntualmente eseguiti nei confronti delle aziende che orbitano attorno al cantiere». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



PONTE MORANDI, ANTIMAFIA BLOCCA IMPRESA DEL CANTIERE

La Dia di Genova ha notificato questa mattina una “interdittiva” antimafia alla società Tecnodem ritenuta «permeabile di infiltrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso», spiega il prefetto Fiamma Spena al Secolo XIX. C’è infatti la possibile “ombra” della Camorra dietro la ricostruzione e demolizione del Ponte Morandi, crollato tragicamente il 14 agosto scorso e in fase di iniziale “ripristino” da ormai un mese e mezzo. L’azienda controllata dall’antimafia di Genova ha sede a Napoli ed è finita al centro di vari accertamenti come ha raccontato ieri in una lunga inchiesta il quotidiano genovese: «La Tecnodem, che si occupa di demolizione industriale di materiale ferroso, nel febbraio scorso è stata inserita tra le ditte sub-appaltatrici per la demolizione e la bonifica degli impianti tecnologici, per una cifra pari a 100 mila euro. Il committente è la Fratelli Omini S.p.a.», rilancia il Secolo XIX. Il motivo di tali “ombre” sarebbe la posizione dell’ad unico di Tecnodem, Consiglia Marigliano che è consuocera di Ferdinando Varlese, 65enne di Napoli, già noto alle forze dell’ordine e domiciliato a Rapallo dipendente stesso della Tecnodem.



PONTE MORANDI, VIA LIBERA A ESPLOSIVO PER PILONI EST

Come riporta ancora l’inchiesta della Dia di Genova ai colleghi del Secolo XIX, tra le condanne “sospette” di Varlese quella che spicca è certamente quella del 1986 per associazione a delinquere con altri condannati affiliati al clan Misso-Mazzarella-Sarno, già appartenente al clan di camorra denominato “Nuova Famiglia”. La Prefettura di Genova, visto questo e altre condanne emesse nel 2006 a Napoli, ha ritenuto che tutti questi elementi «pongano l’impresa in una condizione di potenziale asservimento – o comunque di condizionamento – rispetto alle iniziative della criminalità organizzata di stampo camorristico». Sul fronte demolizione del Ponte di Genova intanto, tra indagini e direttive, si prosegue ai lavori non con qualche intoppo di troppo legato all’utilizzo vietato finora dell’esplosivo per motivi di salute (presenza di amianto all’interno delle strutture rimaste ancora in piedi sul cavalcavia sopra il Polcevera): ma oggi c’è una novità, visto che le autorità hanno dato il via libera all’uso dell’esplosivo per demolire il moncone est del Ponte Morandi tramite microcariche.

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