Ponte Morandi: chiesto il rinvio a giudizio per 59 persone, il processo è sempre più vicino. Come riportato da Huffington Post, a quasi 3 anni dalla tragedia culminata con il crollo del Ponte di Genova, la procura genovese ha chiesto di mettere alla sbarra quasi 60 persone per il collasso del viadotto sul Polcevera che provocò la morte di 43 persone. I pm che hanno condotto le indagini parlano di “immobilismo” e “consapevolezza dei rischi“, con il procuratore capo di Genova, Franco Cozzi, che aveva dichiarato: “Non abbiamo perso neanche un giorno”. Adesso, dopo centinaia di intercettazione e un numero elevatissimo di atti di diverso tipo, il procedimento si affaccia ad una svolta. Le accuse, a vario titolo, sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo doloso, omissione d’atto d’ufficio, e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sul lavoro. Ad alcuni, i pm contestano anche la “colpa cosciente“.



PONTE MORANDI: RINVIO A GIUDIZIO PER 59 PERSONE

Alla sbarra finiranno, tra gli altri, l’ex amministratore delegato di Atlantia e di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, il manager Paolo Berti e l’ex direttore delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli, e l’ex ad di Spea, la controllata per le manutenzioni Antonino Galatà. Tre le persone morte nel corso delle indagini: Luigi Forti, Celso Gambera e Graziano Baldini. Stralciate invece le posizioni di Roberto Acerbis; Vittorio Barbieri; Galliano Di Marco; Giovanni Dionisi; Carlo Guagni; Giorgio Peroni; Luigi Pierbon; Alessandro Pirzio Birolli; Giorgio Ruffini; Alessandro Severoni, per cui saranno necessari ulteriori approfondimenti. Il procuratore aggiunto, Paolo D’Ovidio, ha spiegato che “il momento emotivamente più critico è stato quello del 14 agosto 2018, quando abbiamo ricevuto la notizia. Oggi c’è la massima soddisfazione, con la consapevolezza che i miei colleghi Terrile e Cotugno hanno fatto un gran lavoro, sono stati straordinari”.



Due gli incidenti probatori svolti nel corso delle indagini: il primo ha fotografato ciò che restava del Ponte Morandi dopo il crollo, il secondo ha invece stabilito le cause della tragedia. Secondo l’accusa, nel vecchio management della società era in vigore un modus operandi improntato al massimo risparmio – basti pensare che i controlli sarebbero stati effettuati con il binocolo – così da garantire ai soci dividendi elevati. Altre tre le inchieste parallele: una sui falsi report dei viadotti, un’altra sulle barriere fonoassorbenti pericolose e la terza sui falsi report sulle gallerie e la loro mancata messa in sicurezza.

Leggi anche

Salvo D’Acquisto Venerabile: Vaticano sblocca causa Beatificazione/ Il carabiniere martire che salvò 22 vite