Alle 11.36 del 14 agosto di un anno fa, sotto una pioggia battente, si consumò il drammatico crollo del ponte Morandi. Per 43 persone, le vittime della tragedia, quello fu l’ultimo ricordo. Un disastro immane che ha comportato non solo il blocco della viabilità urbana e ferroviaria ma che ha imposto a 566 residenti nelle case sotto la pila 10, di dover dire addio alle proprie abitazioni per motivi di sicurezza. Lo scorso 28 giugno il Morandi viene demolito in seguito all’esplosione controllata del moncone est che si è compiuta alla presenza dei due vicepremier, Salvini e Di Maio. Il nuovo viadotto il quale potrà essere pronto al transito nella primavera del 2020, nasce da un’idea di Renzo Piano ed al momento è al lavoro la società Per Genova. In merito alle cause che hanno provocato il crollo, la verità sembra essere ancora lontana. Il procuratore Cozzi si è limitato a dire: “Il ponte Morandi è crollato perché non ce la faceva più a stare in piedi”. In realtà tutto ruota attorno ad una causa molto più semplice: i mancati controlli e l’assenza di manutenzione che hanno portato ad iscrivere nel registro degli indagati 71 persone e due società. Autostrade per l’Italia sostiene tuttavia: “Non sono gli stralli la causa primaria del crollo, non è la corrosione, i difetti del ponte derivavano dalla costruzione e non erano tali da comprometterne in alcun modo la tenuta”, rigettando ogni accusa sull’assenza di manutenzione.
CROLLO PONTE MORANDI, UN ANNO DOPO: LO STUDIO DELLA NASA
Intanto, alla vigilia dal primo anniversario del crollo del ponte Morandi, arriva uno studio inedito dalla Nasa che riaccende i riflettori esattamente sulle condizioni dell’intera struttura prima del suo cedimento che costò la vita a 43 persone. Secondo il suddetto studio ripreso anche da SkyTg24, già dal 2015 iniziò a trapelare una vistosa deformazione che poi negli ultimi mesi di vita del ponte portò ad un movimento sempre crescente. E’ il risultato di uno studio compiuto dal Jet propulsion laboratory di Pasadena ed inviato alla procura di Genova. Carlo terranova, geologo del Ministero dell’Ambiente che ha partecipato al gruppo di lavoro mettendo a disposizione i dati storici del satellite radar Cosmo-SkyMed ha commentato: “E’ stato scoperto il precursore deformativo del ponte Morandi”. Grazie ad un metodo in grado di cogliere i movimenti della struttura, la Nasa ha elaborato le immagini del satellite studiando l’evoluzione del ponte. La conclusione è che se quei dati fossero stati elaborati e sfruttati per lanciare un alert, forse il disastro di un anno fa si sarebbe potuto evitare.