Sessanta coppie di treni al giorno, taglio di 200mila tonnellate di Co2 che diventeranno 700mila con la diminuzione delle navi a medio e lungo raggio e degli aerei, con un aumento totale del trasporto su ferrovia già nel 2032, primo anno di attività del Ponte. Dovrebbe crescere del 31,6% il trasporto su ferrovia – di passeggeri e merci – secondo i numeri presentati da Pietro Ciucci, capo della società Stretto di Messina, al lavoro come general contractor della maxiopera da 13,5 miliardi. Sulle pagine de Il Sole 24 Ore, il manager parte dalle opinioni contrastanti sulla realizzazione del Ponte dello Stretto.
“Le opere in Italia sono destinate a suscitare grandi passioni ma io sono un tecnico, non mi occupo di politica. Registro però che non c’è stata da parte nostra nessuna opacità o intenzione di non voler diffondere il progetto. Cosa che abbiamo prontamente fatto in questi giorni non appena approvato e quindi definitivo. Per quanto riguarda l’inchiesta in Procura mi risulta che sia un atto dovuto e non nutro alcuna preoccupazione: tutte le procedure sono state rispettate” spiega Ciucci. A chi giudica l’opera non utile e antieconomica, lui replica: “Rispondo che per criticare un progetto bisogna conoscerlo e io leggo critiche che davvero non comprendo. Il Ponte sullo Stretto è un’opera di collegamento cruciale per l’economia, non solo quella locale. Innanzitutto esiste un progetto Ponte che vale 13,5 miliardi e che oltre all’infrastruttura prevede ben 40 km di opere stradali e ferroviarie di collegamento”.
Ciucci: “3,9 miliardi come differenza tra benefici e costo“
Pietro Ciucci, ad della società Stretto di Messina, a Il Sole 24 Ore spiega: “Il ponte è fatto per unire, partiamo da qui. Questo significa dare continuità alla rete, non solo per attraversare lo Stretto. Il Comune di Messina ci ha chiesto di arrivare con il collegamento sotterraneo fino alla nuova stazione di Gazzi nell’ambito della metro dello Stretto da Reggio a Messina con tre nuove stazioni sotterranee”. Ma qual è realmente il rapporto costi-benefici? “L’analisi sviluppata sulla base delle linee guida del Mit e dei parametri europei evidenzia un valore attuale netto al 2032 di 3,9 miliardi come differenza tra i benefici e il costo per il periodo dal 2032 anno di apertura del collegamento, al 2061 quando cioè terminerà la concessione” spiega.
Il tasso di ritorno, cioè il rendimento ottenuto rispetto all’investimento, “è pari al 4,5% contro lo standard Ue del 3% e già considerato un buon tasso. Questa analisi tiene conto da un lato dell’investimento di 13,5 miliardi per il progetto Ponte e dall’altro dei benefici per il risparmio di tempo e della riduzione di Co2 ottenuti con l’apertura del collegamento”. Aumenterà anche il traffico con “60 coppie di treni al giorno contro le 3-4 di oggi. E lo spostamento modale sulla ferrovia: dal 3,2% di passeggeri nel 2022 al 27,1% nel 2032 che per le merci passa dal 2,7% al 10,4 per cento”.
“Il ponte taglierà le emissioni di Co2”
A preoccupare è anche l’impatto ambientale del Ponte sullo Stretto. Per l’ad Ciucci “i numeri certificati dall’Emsa ci dicono il contrario con un taglio di 200mila tonnellate di Co2 grazie alla cancellazione di 526.000 miglia nautiche sul breve raggio. Nel 2032 con il trasferimento sul ferro anche delle navi di lungo raggio e della modalità aerea prevediamo un abbattimento di 700mila tonnellate annue che al 2061 saranno pari a 10 milioni al netto delle emissioni in fase di cantiere”. Tante anche le assunzioni: “4.300 l’anno con punte di 7mila sul cantiere che in sette anni fanno 32mila unità. Per l’indotto il totale è di 90mila addetti in 7 anni” sottolinea a Il Sole 24 Ore il manager.