L’attivismo e la capacità decisionale appaiono i caratteri distintivi del nuovo Governo. Si torna finalmente ad affrontare, fra le altre cose, problematiche ormai ipocritamente sedimentate e si discute di temi importanti senza nessun timore reverenziale nei confronti degli antichi soloni della politica e senza voler compiacere per forza quella parte di sinistra parolaia che da sempre si è auto attribuita una sorta di supremazia culturale sugli argomenti dominanti.
Dai diritti civili, alla lotta alle mafie, alla sostenibilità ambientale, alle decisioni sulle grandi opere pubbliche. Con il risultato di aver immobilizzato il Paese con discussioni infinite soltanto ideologiche o, peggio ancora, spesso prive di senso e di aderenza ai bisogni reali.
Ottima, per esempio, l’iniziativa del vicepremier Salvini di indire un vertice con i presidenti delle regioni Calabria e Sicilia con l’obiettivo di riprendere e accelerare la costruzione del Ponte sullo Stretto che rimane ancora oggi l’unico grande progetto di livello definitivo già approvato per il Sud; il progetto potrebbe diventare esecutivo in pochissimo tempo, coinvolgendo magari in questa fase anche qualche grande architetto di statura internazionale in modo da imprimere all’opera una elevata qualità formale, una identità culturale ben precisa e una forte riconoscibilità.
Il progetto fu portato in gara dai Governi Berlusconi più di quindici anni fa, e poi bloccato. Può essere facilmente ripreso se esiste, come pare, la volontà politica così da portarlo avanti insieme ad altri grandi progetti per il Sud. Purtroppo non mi risulta che esistano a oggi altri progetti “definitivi” per il il Sud: né l’alta velocità SA-RC lo è, né la nuova strada statale 106 (ambedue ancora sono solo a livello di studi preliminari).
La grande opera, destinataria di risorse europee previste per il corridoio TEN-T da Palermo a Helsinki, se oggi fosse cantierizzata, darebbe immediatamente lavoro a circa 120.000 persone, creerebbe un indotto per la nazione di oltre 100 miliardi di euro in trent’anni, contribuirebbe a ridurre l’inquinamento ambientale, consentirebbe di portare l’alta velocità ferroviaria in Sicilia velocizzando il transito di persone e di merci.
Mi sembra assurdo che un progetto che offre così tante opportunità per il Sud e per il Paese possa essere non solo messo da parte ma addirittura deriso; un progetto che prevede il collegamento tra il continente e la Sicilia, unica isola al mondo divisa da soli 3 km di mare senza ponte o tunnel. Dovremmo semmai impegnarci tutti noi parlamentari affinché queste risorse possano essere velocemente impiegate sul territorio così come era previsto e che non vadano invece altrove, come quasi sempre accade. Dieci anni fa i lavori furono avviati e poi bloccati, e i fondi trasferiti alla variante di valico di Firenze dal Governo Monti. Il Ponte sullo Stretto sarebbe non solo un’opera per il Sud, ma un simbolo della creatività e della scienza tecnica italiane.
Il progetto in discussione è molto ampio e non riguarda soltanto la realizzazione della struttura-Ponte, ma anche quella di nuove strade e di nuove ferrovie nonché di opere per la rigenerazione di intere aree urbane delle città di Messina e di Reggio Calabria.
La sfida più grande, superata brillantemente dai professionisti che hanno realizzato il progetto definitivo, era quella di calcolare l’impatto dei venti: l’impalcato del ponte resiste così come progettato fino a 250 km/h di vento, e nello stretto raramente si superano i 125 km/h. Quanto ai terremoti, nessun problema potrebbe esistere perché i ponti sospesi sono le strutture che meno temono tali fenomeni e, se mai, quel luogo sarebbe il posto più sicuro d’Italia in caso di sisma. Anche l’allontanamento di Sicilia e Calabria di 0,5 mm annui non rappresenterebbe un limite perché il ponte prevede giunti di dilatazione da 7,5 m.
No, non possiamo rinunciare a questa grande opportunità: non solo si tratta di una grande opera funzionale allo sviluppo ma di un simbolo della capacità creativa e tecnica del Paese oltre che di un segno del Sud che si riscatta e cresce.
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