I RISULTATI DELL’ASSEMBLEA DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA
L’intelligenza artificiale, la tecnologia e il rapporto con il limite umano e le sfide per il futuro: di questo (e molto altro) hanno trattato i membri della Pontificia Accademia per la Vita riuniti in Assemblea in Vaticano negli scorsi giorni. Giovedì mattina sono stati presentati in conferenza stampa i risultati della XXVIII Assemblea Generale della Accademia (20-22 febbraio 2023),alla presenza di S.E. Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita; Mons. Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita; il Prof. Roger Strand, Università di Bergen (Norvegia); e la Prof.ssa Laura Palazzani, Università Lumsa, Roma (Italia). «Abbiamo affrontato il tema delle tecnologie emergenti e convergenti (nanotecnologie, intelligenza artificiale-algoritmi, interventi sul genoma, scienze cognitive-neuroscienze), che Papa Francesco ci aveva esortato ad affrontare già nella Lettera Humana Communitas, che ci aveva scritto per il 25° anniversario della Pontificia Accademia», ha spiegato nel suo intervento il Presidente della Accademia illustrando i risultati, andando anche oltre lo storico accordo siglato lo scorso gennaio tra Cattolici, Islam ed Ebrei sul tema caldo dell’Intelligenza Artificiale.
Già Papa Francesco in quella occasione aveva definito come un algoritmo non possa decidere delle vite umane, trovando piena concordanza con tutte le grandi religioni monoteiste mondiali: «In questa Assemblea il tema si è allargato e riguarda l’interazione sistemica di queste tecnologie emergenti e convergenti che si stanno sviluppando in maniera velocissima e che mentre possono portare un contributo enorme al miglioramento dell’umanità, nello stesso tempo possono condurre ad una modificazione radicale dell’umano. Si parla di post umanesimo, di uomo potenziato e così oltre. Alcuni anni fa nell’Assemblea Generale in cui trattavamo della robotica, lo scienziato giapponese Ishiguro Hiroshi, parlo dell’umanità di oggi come dell’ultima generazione organica, la prossima sarebbe stata sintetica. Ci troveremmo di fronte alla radicale trasformazione dell’umano», sottolinea ancora Paglia. Per la prima volta nella storia l’uomo può distruggere se stesso, è l’allarme lanciato dall’Accademia nell’Assemblea Generale: «prima con il nucleare, poi con la crisi ecologica ed infine con le nuove tecnologie. È una questione che coinvolge sia la creazione che la famiglia umana l’intero pianeta», ribadisce Mons. Paglia. Oltre ad un nuovo orizzonte organizzativo dell’Accademia (scienziati provenienti da diverse scienze, da diversi paesi, da diverse culture ed anche da diverse fedi), la Chiesa coglie la sfida sul tema delle nuove tecnologie: «L’umano che è comune infatti richiede di essere affrontato in maniera olistica – Papa Francesco direbbe il tutto è superiore alle parti -, non più in maniera settoriale e frammentaria perdendo così il tesoro della unità della famiglia umana (ovviamente plurale per definizione) che abita l’unica casa che deve rendere bella e abitabile da tutti. Questa visione – delineata dal dittico delle due ultime encicliche Laudato sì e Fratelli tutti – presiede l’impegno della Pontificia Accademia per la Vita».
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E TECNOLOGIA, IL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO
In gioco non vi sono solo il nascere e il morire dell’essere umano, ribadiscono dall’Accademia Pontificia per la Vita al termine della conferenza stampa sull’Assemblea generale: «qui è in gioco l’umano nella sua radicalità: è in questione l’ampliamento della bioetica come sino ad oggi intesa e la stessa dimensione semantica del termine Vita». Particolarmente significativo in questo senso è stato il discorso di Papa Francesco ai membri della Accademia presso la Sala del Concistoro lo scorso 20 febbraio 2023: «la Chiesa non smette di incoraggiare il progresso della scienza e della tecnologia a servizio della dignità della persona e per uno sviluppo umano integrale e integrante». Sono in tutto tre le sfide più importanti, secondo il Papa, sul fronte della nuova tecnologia all’orizzonte: «il cambiamento delle condizioni di vita dell’uomo nel mondo tecnologico; l’impatto delle nuove tecnologie sulla definizione stessa di “uomo” e di “relazione”, con particolare riferimento alla condizione dei soggetti più vulnerabili; il concetto di “conoscenza” e le conseguenze che ne derivano».
Secondo Papa Francesco, è evidente come l’impatto delle nuove tecnologie «sulla definizione di “uomo” e di “relazione”, soprattutto in merito alla condizione dei soggetti vulnerabili. È evidente che la forma tecnologica dell’esperienza umana sta diventando ogni giorno più pervasiva: nelle distinzioni tra “naturale” e “artificiale”, “biologico” e “tecnologico”, i criteri con cui discernere il proprio dell’umano e della tecnica diventano sempre più difficili. Perciò è importante una seria riflessione sul valore stesso dell’uomo. Occorre, in particolare, ribadire con decisione l’importanza del concetto di coscienza personale come esperienza relazionale, che non può prescindere né dalla corporeità né dalla cultura. In altre parole, nella rete delle relazioni, sia soggettive che comunitarie, la tecnologia non può soppiantare il contatto umano, il virtuale non può sostituire il reale e nemmeno i social l’ambito sociale. E noi siamo nella tentazione di far prevalere il virtuale sul reale: è una tentazione brutta, questa». Occorre vigilare sulla velocità delle trasformazioni, sull’interazione tra i cambiamenti e sulla possibilità di garantirne un equilibrio complessivo: «rinnovato modo di pensare anche in ambito teologico; è bene infatti che la teologia prosegua nel superamento di impostazioni eminentemente apologetiche, per contribuire alla definizione di un nuovo umanesimo e favorire il reciproco ascolto e la mutua comprensione tra scienza, tecnologia e società. La mancanza di un dialogo costruttivo tra queste realtà, infatti, impoverisce la fiducia reciproca che sta alla base di ogni convivenza umana e di ogni forma di ”amicizia sociale». Come ha spiegato in conferenza stampa la prof.ssa Laura Palazzani, docente all’Università Lumsa di Roma, «La perfezione non può superare il limite della costituzione umana: l’etica è chiamata a riflettere in modo dinamico e integrato alla progettazione tecnologica, nei diversi contesti, con uno sguardo ‘prudente’. L’obiettivo è quello di giustificare i limiti dello sviluppo tecno-scientifico, in modo particolare nelle forme radicali invasive ed irreversibili. Il rischio è che l’anelito alla perfezione possa fare dimenticare il limite costitutivo dell’uomo che, giocando ad essere Dio (‘playing God’) dimentica se stesso».