Ponzio Pilato è una figura storica a dir poco determinante nella tradizione cristiana, poiché ha rivestito un ruolo centrale nel processo a Gesù, sfociato poi nella condanna a morte. Il suo profilo torna in auge in questa domenica di Pasqua ed è bene innanzitutto ricordare che si tratta di un prefetto della Giudea, che rivestì tale incarico in occasione del regno di Tiberio, indicativamente intorno all’anno 30 dopo Cristo. Ricordato come martire della Chiesa copta e come santo della Chiesa etiope, Ponzio Pilato è menzionato nelle opere “Guerra giudaica” e “Antichità giudaiche”, scritte da Flavio Giuseppe, e ne “L’ambasceria a Gaio”, a firma di Filone di Alessandria. Inoltre, si fa riferimento a lui negli Annali di Tacito e nelle lettere di Ignazio di Antiochia agli Smirnei, ai Magnesi e ai Tralli.
Stando a quanto scritto nel Nuovo Testamento, Gesù venne portato di fronte a Ponzio Pilato dopo essere stato arrestato. Assieme al prefetto c’erano altre autorità ebraiche di Gerusalemme: lo interrogarono e ricevettero risposte ritenute blasfeme, anche se, secondo alcuni studiosi, tali narrazioni non sarebbero storicamente attendibili, dal momento che sarebbero permeate dalle singole interpretazioni teologiche di ogni evangelista.
PONZIO PILATO E IL GESTO DI LAVARSI LE MANI
Il nome di Ponzio Pilato fa capolino in tutti e quattro i Vangeli. In quello secondo Marco, si descrive la riluttanza del prefetto nei confronti di una possibile condanna a morte di Gesù, mentre in quello secondo Luca, egli riconosce che Gesù non aveva minacciato l’Impero romano. Ancora, nel Vangelo secondo Giovanni, Pilato interroga Gesù, con quest’ultimo che afferma di non essere “né il figlio dell’Uomo, né il Messia”; infine, in quello secondo Matteo, Pilato si lava le mani del caso. Questo è il gesto emblematico per il quale viene ricordato ancora oggi Ponzio Pilato (tanto che è uso comune nella quotidianità affermare: “Me ne lavo le mani come Ponzio Pilato”). Secondo le testimonianze dei Vangeli, Pilato provò a evitare la condanna di Gesù e lasciò al popolo la decisione finale, quella che tutti conosciamo: uccidere lui o Barabba, assassino? Nel Vangelo secondo Matteo è riportato un intervento di Claudia Procula, moglie di Pilato, che gli consigliò di rilasciare Gesù, ma Pilato si lavò le mani davanti alla folla, asserendo: “Non sono responsabile di questo sangue; vedetevela voi!”. Con gli Ebrei che replicarono: “Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli”. A quel punto, Ponzio Pilato rimise in libertà Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, ne ordinò la crocifissione.