I popoli mendicanti sono “quelli che sono stati ridotti nel confine più drastico che esista, quello della assoluta inutilità. In terra incognite ricavate a ridosso di frontiere che sfumano nel Nulla”. Parola di Domenico Quirico sulle pagine de La Stampa. Il giornalista e inviato di guerra usa parole dure e quanto mai vere: ai popoli mendicanti, spiega, non bisogna chiedere cosa abbiano mangiato oggi, semmai se abbiano mangiato. Vivono infatti della carità internazionale, sono fuori dallo spazio e dal tempo e sono frutto del disastro della storia. Gli ultimi a entrare in questo ambito sono i palestinesi, coloro che occupano la striscia di Gaza, “tra due Muri con diverse bandiere”.



“Le città dei popoli mendicanti sono queste distese senza fine di baracche, di tende, di capanne, legno, plastica, cartone, latta; nascono in un attimo, sono abili con le mani i popoli mendicanti, uomini donne, bambini a tirar su questi luoghi dove incredibilmente gli uomini vivono e che hanno per me, anche se li incontro da anni, sempre un che di astratto e di assurdo”, spiega il giornalista. Sono i somali, i Karen, i saheliani, i nigeriani del nord, i sudanesi, i siriani, i Saharawi, gli afghani, gli haitiani… Tra questi, anche i palestinesi.



Popoli mendicanti “confinati in luoghi eternamente provvisori”

I popoli mendicanti non producono. Vivono confinati in luoghi eternamente provvisori, anche quando non ci sarà più la guerra “non alzeranno continuamente lo sguardo al cielo per paura di sentire il rumore degli aerei, sta sempre intorno, è appiccicata addosso. E poi non ci sono energia elettrica sicura, acqua, strade…”. Il loro momento chiave, spiega Domenico Quirico, è la distribuzione del cibo che avviene nelle piazze, o nelle chiese o ancora nelle moschee. Qui si fermano i camion con i sacchi di farina o le scatole con le razioni di cibo e di acqua potabile.



Pochi giorni fa, i palestinesi di Gaza hanno assaltato i depositi dove erano immagazzinate le scorte alimentari delle Nazioni Unite. I popoli mendicanti, normalmente sono disciplinati, dipendono dagli altri e per questo sono miti. Si mettono in fila e attendono l’ora in cui riceveranno un pasto o una razione di farina e i funzionari Onu spuntano dalla lista chi ha ritirato la parte giornaliera. I bambini hanno invece il compito di raccogliere le briciole, quello che cade dai sacchi o che viene dimenticato nei rimorchi dei camion.