Polemica a Manduria, in provincia di Taranto, per una frase impressa su alcune bustine di zucchero: “Un popolo che difende la propria identità non è razzista”. A dare la notizia dell’accaduto è il quotidiano “La Repubblica”, che ha deciso di indagare sulla questione, contattando direttamente l’azienda produttrice, la “Royal Sugar”, specializzata proprio nel packaging delle bustine di zucchero distribuite poi in tutto lo Stivale. Essa ha sede in provincia di Potenza, più precisamente a Muro Lucano, e per bocca della sua titolare, Valentina Troiano, ha reso noto che quello slogan è già stato rimosso dalla nuova “collezione”.
Come ha precisato l’intervistata, si tratta in particolare di una serie di stampe effettuate in passato e andate già fuori produzione, riportanti aforismi estrapolati dal web e non riconducibili a una particolare ideologia o a uno specifico pensiero di matrice politica. Peraltro, bustine analoghe sono state ritrovate anche in altre zone del nostro Paese, come Palermo, Cagliari e Roma, ma la cosa non deve sorprendere: “Royal Sugar” rifornisce un numero importante di bar in tutta Italia ed esporta i suoi prodotti anche all’estero, con particolare riferimento agli Stati Uniti d’America.
FRASE SOVRANISTA SU BUSTINE DI ZUCCHERO? IL CASO INFIAMMA IL WEB, MA…
Il caso della frase “Un popolo che difende la propria identità non è razzista”, riportata su alcune bustine di zucchero rintracciate nei bar di diverse città d’Italia, inclusa Manduria, in Puglia, ha scatenato un ampio dibattito in rete, ma Valentina Troiano, titolare della “Royal Sugar”, ha affermato ai microfoni de “La Repubblica” di non rilevare nulla di razzista nella frase incriminata, aggiungendo che, semmai, il vero problema risiede nel fatto che quelle stampe risalgono a qualche tempo fa e, di conseguenza, lo zucchero potrebbe essere scaduto. Intanto, non si riesce a risalire con esattezza all’autore di questa citazione, di questo aforisma: “La Repubblica” scrive che, effettuando una rapida ricerca in rete, i risultati restituiti da Google “conducono a pagine Facebook di estrema Destra”.