Prima ancora di Don Camillo, e giocoforza anche di “Don Matteo“, Terence Hill aveva vestito i panni di un sacerdote in un film con Bud Spencer. Stiamo parlando di Porgi l’altra guancia, pellicola diretta da Franco Rossi datata 1974 e ambientata nel 1890. Padre Pedro (Bud Spencer) e Padre G. (Terence Hill) sono due sacerdoti missionari in una sperduta isola dei Caraibi. Qui aiutano gli indigeni a coltivare pepe da rivendere, insieme ai pappagalli, per poi usare il ricavato in attività utili non solo alla loro piccola chiesa, ma anche alla comunità.
Un giorno i due missionari si recano a Maracaibo proprio per vendere i loro prodotti, ma all’arrivo si trovano a far fronte a una brutta sorpresa: il Marchese Gonzaga, signorotto locale, d’accordo con i rappresentanti delle compagnie coloniali di Francia, Inghilterra, Spagna e Olanda, dimezza i prezzi di acquisto delle principali spezie al porto, cosa che comporta problemi notevoli per i coltivatori. Specie per quanti non sono parte delle piantagioni coloniali dove si sfrutta lo schiavismo (e da dove proviene un ragazzo che i due sacerdoti salvano durante il loro viaggio e battezzano con il nome di Amedeo).
Padre G., complice l’assenza del suo capo-missione, finisce per dar vita a una rissa al porto, dopo aver protestato contro l’imposizione di Gonzaga facendo notare che compra a 100 qualcosa che rivenderà a 1.000 in Europa. Alla fine l’imbarcazione dei due verrà data alle fiamme, ne cercheranno un’altra e finiranno anche per trovarsi molto vicini a Gonzaga, che vuol sapere da loro che fine abbiano fatto 40 suoi schiavi spariti nel nulla insieme alla nave che li trasportava.
Porgi l’altra guancia senza dubbio è il film più “politico” interpretato da Bud Spencer e Terence Hill. Oltre, come detto, a ribellarsi a un monopolio che sfrutta i più deboli, i protagonisti daranno vita a una sorta di rivoluzione e contesteranno anche i loro superiori, finendo per dare vita a un’utopica comunità dove tutto è di tutti e non esistono padroni. Non bisogna dimenticare che negli anni ’70 si era già diffusa, proprio a partire dalla chiesa latinoamericana, la teologia della liberazione: Padre Pedro e Padre G. sembrano diffonderne il messaggio, anche nella denuncia della complicità delle gerarchie ecclesiali con chi sfrutta e opprime i deboli.
Nonostante quindi sia stato distribuito poco dopo …altrimenti ci arrabbiamo!, e ci sia sempre la giustizia di mezzo, ci troviamo di fronte a un genere diverso di film, che comunque è risultato terzo al botteghino nella stagione 1974-75, dietro a Fantozzi e a L’Esorcista.
Come in …più forte ragazzi!, Io sto con gli ippopotami, Chi trova un amico trova un tesoro e Banana Joe, anche in questa pellicola vediamo i protagonisti impegnati nella giungla o a difendere l’innocenza degli indigeni (piuttosto che gli animali) dalla “corruzione” dell’uomo bianco o moderno: tematiche, come si vede, che non si fermano a un solo titolo. Tra l’altro, guardato oggi, Porgi l’altra guancia dovrebbe farci aprire gli occhi su monopoli e sfruttamenti che finiscono dritti nei nostri smartphone o nelle batterie per le auto elettriche, le cui tante decantate virtù ambientali dovrebbero essere seriamente messe in discussione nel momento in cui non è chiara l’origine delle “materie prime” e il futuro smaltimento degli accumulatori.
Tornando al Terence Hill sacerdote, Padre G. indossa un basco rosso: colore a parte si tratta dello stesso cappello di Don Matteo. Non molto tempo fa l’attore, al programma di Rai 2 “Stracult”, ha raccontato che in passato stava lavorando a una fiction per Mediaset con protagonista un prete paracadutista. Progetto accantonato per la chiamata avuta per vestire i panni del sacerdote di Gubbio e poi di Spoleto. Chissà che non riprenda in mano l’idea ora che la fiction di Lux Vide giungerà al capolinea con l’ultima stagione che prenderà il via tra poco su Rai 1. Del resto lo stesso Terence, intervistato dalla compianta Nadia Toffa, proprio quest’anno aveva detto che di andare in pensione non ci pensa proprio.