In Italia arriverà solo in autunno la terza e ultima stagione di Pose, la produzione FX uscita a maggio negli Stati Uniti e che ha spinto la già pluripremiata serie tv verso numerose candidature ai prossimi Emmy 2021, in programma a settembre. Dovremo aspettare ancora qualche settimana, ma su Netflix nel frattempo possiamo guardare la prima e seconda stagione, uscite nel 2019 e nel 2020.



Pose è in gara come migliore serie drammatica, Mj Rodriguez e Billy Porter sono rispettivamente in competizione come migliore attrice e migliore attore per la stessa categoria. Sono inoltre giunti alla nomination Steven Canals per la regia delle Series Finale, lo stesso Canals insieme a Brad Falchuk, Janet Mock, Ryan Murphy e Our Lady J per la migliore sceneggiatura, più molti altri candidati a premi minori (una menzione particolare è d’obbligo per i costumi).



Il successo della serie televisiva creata da Ryan Murphy ha segnato negli ultimi anni il definitivo sdoganamento dei temi posti dalla comunità lgbt+. E ha portato alla ribalta attrici e attori provenienti dal mondo transessuale e queer, tra cui ovviamente ha avuto una parte centrale Mj Rodriguez, l’attrice giunta al successo grazie al ruolo della protagonista Blanca Evangelista, e che potrebbe essere quest’anno la prima persona transgender a vincere un Emmy.

Pose racconta la vita di discriminazione e soprusi a cui è condannata la comunità lgbt+ a New York, a cavallo degli anni ’80 e ’90. Provenienti soprattutto dalle comunità nere e ispaniche, cacciati dalla loro famiglie, costretti a vivere ai margini della società tra prostituzione e spaccio di droga, queste persone si riservano un unico momento di libertà e di gioia durante le ball.



Cosa sono le ball? Sono gare di ballo e di look che si svolgono la notte, in scantinati trasformati in sfavillanti discoteche (le ballroom), dove le “famiglie” organizzate all’interno della comunità queer si sfidano per conquistare dei simbolici trofei e dove a tutti è data la possibilità di partecipare e riscattarsi. Le ball dispongono di una regolare giuria (sul modello di Ballando con le stelle, per capirci) e un fantastico e carismatico conduttore, Pray Tell, interpretato da Billy Porter (il famoso attore di musical, già vincitore dell’Emmy nel 2019).

Le ball sono la metafora più forte possibile della condizione di miseria a cui sono costrette queste persone e la loro forza di riscatto, in un certo senso la loro lotta di resistenza. Le ball sono per molti l’unica possibilità di cambiare vita, partire da lì per provare a far parte a pieno titolo della società del “mondo di sopra”: poter aspirare ad aprire un proprio salone di bellezza, diventare un ballerino famoso o vincere una selezione per modelle.

Blanca, spinta dalla rivalità con Elektra, crea una propria famiglia con il suo nome, Evangelista adotta un gruppo di ragazzi a cui decide di fare da madre. Li aiuta a non rinunciare ai propri sogni, a superare le difficoltà che inevitabilmente incontreranno, ma soprattutto a rispettare le regole della famiglia. Vi è infatti tra di loro un nemico ben più pericolo che sta facendo numerose vittime nella comunità, ed è il virus dell’Hiv. Sia Blanca che Pray hanno contratto il virus e cercano disperatamente di impedire che la stessa cosa posa accadere anche ai più giovani.

La loro battaglia è sostanzialmente politica. Sanno che il mondo di fuori (o di sopra) non li accetta e li combatte. C’è chi auspica apertamente che l’Aids se li porti tutti via. Non è un caso che nella prima stagione una delle “figlie” di Blanca, Angela, intrattiene una relazione extraconiugale con un dirigente del gruppo Trump, e che molte scene siano girate proprio all’interno della lussuosa torre di Manhattan di proprietà del futuro presidente degli Stati Uniti.

La battaglia per il riconoscimento della loro diversità riceve un aiuto insperato dal mondo della musica. Sarà proprio Madonna nel video con cui promuove uno dei suoi successi più famosi, Vogue, a riprendere i temi delle ball. Siamo nel 1990 e questo diventerà per la comunità lgbt+ il segnale di un cambiamento, per quanto lento e contraddittorio, dei costumi e un “primo passo” verso la legittimazione e l’accettazione della loro diversità.

Il cast è ricco di attori bravissimi, ma una citazione spetta di diritto a Ryan Jaamal Swain nel ruolo del ballerino Damon e per Indya Moore nei panni della modella Angela. Infine, una menzione particolare all’autore Ryan Murphy (Mangia prega ama, American Horror Story, 9-1-1, Hollywood), anche per lui è possibile un riconoscimento alla carriera e alla prolifica produzione sul tema.

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