Paolo Bellavite, specialista in ematologia, già docente di patologia generale all’Università di Verona, dove ha conseguito anche il diploma di perfezionamento in statistica sanitaria ed epidemiologia medica, collabora con la Commissione Medico-Scientifica Indipendente (CMSi) ed è uno degli scienziati più qualificati cui chiedere lumi su quanto viene segnalato da un crescente numero di medici e ricercatori a proposito dei prodotti sperimentali la cui inoculazione è stata imposta durante la pandemia.
Uno dei più esperti, Gert Van den Bossche, già coordinatore del progetto Ebola per la Bill e Melinda Gates Foundation, ha appena diffuso una videointervista assai allarmante: secondo lui più che gli effetti delle proteine Spike – che pure hanno provocato decessi e molti effetti avversi anche gravi e invalidanti soprattutto nei paesi a maggior tasso di vaccinazione – ora c’è da preoccuparsi di una sorta di generale destabilizzazione del sistema immunitario, per cui assistiamo all’esplosione di infezioni comuni e anche assai rare, malattie autoimmuni, malattie da prioni come la Creutzfeldt-Jakob, comunemente nota come la malattia della “mucca pazza”.
Molti oncologi segnalano una inconsueta accelerazione o risveglio di tumori, mentre i ginecologi osservano una grande diffusione di disordini mestruali, anche in ragazze molto giovani. Per non parlare del significativo aumento della mortalità generale durante il periodo degli inoculi.
Professore, vorrei iniziare con una domanda personale: negli ultimi anni lei è divenuto noto al vasto pubblico per le sue interviste e interventi sul suo canale Telegram (che conta oltre 30mila lettori). Come mai un professore come lei è coinvolto, partendo dalle cattedre universitarie, nelle questioni che riguardano i vaccini con le inevitabili polemiche?
La patologia generale, la disciplina che ho prediletto, si interessa delle cause e dei meccanismi delle malattie ed è una materia molto ampia, implicando anche l’immunologia e le “difese biologiche” dalle infezioni, di cui mi sono occupato per molti anni nel mio laboratorio. Ho inoltre maturato interessi culturali e competenze su la “complessità in medicina” e la bioetica, temi su cui ho scritto molto e curato dei volumi. Pertanto, ho sempre avuto passione non solo per le tecniche di laboratorio, ma anche per le connessioni tra scienza, medicina e società. Quando, nel 2017, si è aperto il dibattito sulla legge dell’obbligo vaccinale pediatrico e alcuni colleghi furono radiati dall’Ordine dei Medici per aver preso posizioni critiche, iniziai ad approfondire la questione dei vaccini, scoprendo aspetti critici che prima non conoscevo.
Cosa ha scoperto in particolare?
Avevo sempre creduto ai vaccini come mezzi di prevenzione delle malattie infettive e lo avevo insegnato in aula, ma a un’attenta analisi della letteratura originale le mie convinzioni cominciarono a sgretolarsi. Scoprii che la vaccinologia come scienza era molto arretrata e che quei colleghi non avevano tutti i torti! La Regione Veneto poi mi coinvolse nel ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge 119/2017 “Lorenzin” e contribuii a redigere il dossier scientifico, di cui la parte scritta da me fu pubblicata in un libro. Dimostrammo che la maggior parte dei vaccini imposti dalla legge non avevano alcuna capacità di provocare un effetto gregge, cioè non servivano alla salute della collettività, criterio imprescindibile per superare i limiti imposti dall’articolo 32. Non c’è spazio qui per dimostrare come l’imposizione di quei 10 vaccini, di cui alcuni per malattie inesistenti, altri più pericolosi che utili, e uno inserito tra gli obbligatori per corruzione dell’ex ministro De Lorenzo, non abbia alcuna base scientifica.
Come andò a finire il ricorso?
Tutto fu inutile, perché la Consulta (relatrice Marta Cartabia) emise una sentenza politica e non basata su prove scientifiche. In breve, la Consulta “credette” all’Avvocatura dello Stato e alla ministra Lorenzin (a sua volta supportata da esperti notoriamente orientati a sinistra e da Mattarella) e non accettò le argomentazioni della Regione Veneto, che aveva dimostrato non esservi alcun pericolo del morbillo, né bisogno di obblighi vaccinali per il buon funzionamento del sistema vaccinale.
Perché insiste tanto sulla legge Lorenzin? Non ci sono argomenti più importanti e urgenti?
La legge 119/2017 è un obbrobrio etico perché distrugge il consenso informato e il rapporto medico-paziente, un obbrobrio scientifico perché per la massima parte delle sostanze inoculate non ci sono prove di benefici superiori ai rischi, un obbrobrio giuridico perché vi è prevista una revisione dopo tre anni e ora dopo 7 anni non è stato fatto nulla, un obbrobrio politico perché è stata voluta dalla sinistra USA ed è stata fatta “per ottemperare a obblighi internazionali” (così sta scritto!), cosa inconcepibile per una legge che riguarda i bambini italiani.
Una legge perlomeno da modificare?
Se si volesse recuperare un minimo di fiducia della popolazione nelle istituzioni e nella categoria medica, si dovrebbe cancellare quell’obbrobrio di legge prima possibile e tornare a ragionare sui dati epidemiologici e il rapporto benefici/rischi, ponendo al centro dell’attività medica la persona umana e non interessi di altro tipo. In conclusione, benché la vaccinologia non sia stata una priorità, per me lo è divenuta per motivi di partecipazione sociale, ho accettato le “sfide” dei tempi correnti, mettendo le mie competenze al servizio della verità scientifica e della libertà informata di scelta, senza alcun interesse personale.
Che cosa sta succedendo secondo lei? Siamo di fronte ad allarmi ingiustificati o a problemi oggettivi che non trovano spazio nei media e non vengono presi in considerazione dalle istituzioni della Salute?
Bella domanda, che richiederebbe analisi particolari su vari fronti. Premetto una cosa importante: tutti i dibattiti su Covid-19, terapie e vaccini sono stati inquinati, sin dall’inizio, da allarmismi di tutti i tipi, sia da parte “governativa” che da parte della società civile. La prima parte introdusse allarmi per indurre la popolazione a obbedire e poi ad attendere il magico farmaco salvifico. Dall’altra parte, la gente cominciò ad allarmarsi per i nuovi vaccini quando essi entrarono rapidamente nell’uso sperimentale nella primavera 2021 e poi furono imposti con obblighi e ricatti. Da una parte e dall’altra si sono distinti vari personaggi, anche della categoria medica e addetti ai lavori, che hanno avuto visibilità nei mass-media o nei social, accentuando le spinte contrapposte. Posso testimoniare che quando abbiamo cercato il dialogo con gli scienziati del Comitato Tecnico Scientifico del Governo abbiamo trovato sempre le porte chiuse. A questo punto, è ovvio che ciascuno è stato “costretto” a schierarsi, portando avanti le proprie convinzioni e le proprie preoccupazioni, diffondendoli per i canali a lui più confacenti.
Una contrapposizione che ha contribuito a generare allarmismi?
Esiste indubbiamente un allarmismo al limite del complottismo che io non condivido, ma che è comprensibile perché le istituzioni sanitarie hanno perso la faccia, imponendo gli obblighi vaccinali ingiustificatamente e i medici hanno perso il contatto con la gente. Personalmente, ho cercato di lavorare sul piano tecnico-scientifico, pubblicando molti lavori su riviste internazionali. Dai miei studi risultano confermate le preoccupazioni che avevo espresso già nei primi mesi della campagna vaccinale 2021: come il virus SARS-CoV-2 è probabilmente uscito da un laboratorio in cui si studiavano virus patogeni a scopo militare, così anche i vaccini progettati per contrastarlo sono prodotti di origine segreta (è certo che almeno quello di Moderna è stato concepito in accordo col Pentagono) senza trasparenza sui metodi di produzione, sperimentati in modo affrettato e soprattutto senza una seria vigilanza sugli effetti avversi.
Cosa stiamo osservando ora che l’emergenza è finita?
Man mano che passa il tempo, mentre i rischi del virus cinese stanno apparentemente diminuendo, perché ci siamo adattati, crescono le prove dei più diversi effetti collaterali provocati dai prodotti biogenetici inoculati. Qualcosa del genere avvenne anche coi vaccini antipolio: quando la paura della malattia diminuì, si fece molta più attenzione ai casi di polio provocata dal vaccino e le autorità sanitarie furono costrette ad abolire il vaccino con virus vivi (che purtroppo è ancora somministrato ai bambini dei Paesi a risorse limitate). Inoltre, stiamo assistendo a un’onda lunga di effetti avversi duraturi lamentati da molte persone e addirittura a segnali di un aumento della mortalità generale, compresa quella da tumore, le cui cause ancora sfuggono. Ovvio, pertanto, che ci sia preoccupazione. Però desidero approfittare dell’occasione per segnalare ai lettori che, se non si hanno sintomi di patologie insorte dopo gli inoculi, è inutile e persino dannoso preoccuparsi troppo delle proteine “spike” o cose del genere.
Secondo la vulgata diffusa anche dai rappresentanti delle più alte istituzioni, i cosiddetti vaccini avrebbero salvato milioni di vite, dimostrandosi “efficaci e sicuri”. Che ricerche ci sono a sostegno di tali affermazioni?
Bisognerebbe chiederlo a loro! Devo precisare che l’ex ministro Speranza ha parlato più volte di “150.000 vite salvate” in Italia, mentre il suo ex braccio destro Gianni Rezza ha parlato di “22.000 vite salvate”, quindi già 7 volte di meno. Evidentemente le cifre si possono pescare dove si vuole e le statistiche tirarle dove si vuole. Ma il problema grave è che si parla sempre e solo delle morti “da Covid-19” dimenticando che il bilancio delle vite “salvate” dovrebbe comprendere anche il fatto che le procedure messe in atto potrebbero aver causato delle vittime.
Non si hanno dati su questo?
Purtroppo, il numero di vittime causate dai vaccini non è noto per un semplice motivo: non sono mai state registrate accuratamente. I numeri forniti (direi meglio “spacciati”) dai rapporti periodici dell’AIFA sono basati sulle segnalazioni spontanee, sono del tutto inattendibili, come spiega in un documento la CMSi. La letteratura scientifica sull’efficacia e sicurezza dei prodotti anti-Covid-19 è immensa, così grande da rendere impossibile una sintesi. Vi sono molti aspetti controversi, se non altro per il fatto che le ricerche osservazionali (senza gruppi validi di controllo) sono pressoché tutte affette da una serie di errori sistematici che ne distorcono facilmente i risultati. Inoltre, c’è il problema dei metodi con cui si valuta la “correlazione” tra eventi avversi e vaccinazioni, spesso usati in modo inappropriato, anche da AIFA.
C’è qualche numero che può dare almeno un’idea di quello che è successo?
Come conseguenza di queste distorsioni, per stimare l’impatto delle vaccinazioni sulla mortalità includendo anche l’effetto negativo dei vaccini, bisogna ricorrere ai dati della mortalità “per tutte le cause”, non solo “da Covid-19”. Cito solo due dati significativi: uno studio fatto confrontando vaccinati e non vaccinati in modo controllato e randomizzato (cioè formando due gruppi estratti a sorte, paragonabili) ha dimostrato che, su oltre 40.000 partecipanti, il numero di decessi dopo poco più di due mesi era 15 tra i vaccinati Pfizer e 14 nel gruppo inoculato con placebo. Pare incredibile, ma l’effetto delle vaccinazioni sulla mortalità per tutte le cause era nullo! Nel gruppo dei non vaccinati erano morte un po’ più persone di Covid-19, in quello dei vaccinati un po’ più persone di malattie cardiovascolari.
Lo studio su chi è stato condotto?
Questo studio riguardava persone adulte, non anziani malati, categoria per la quale non sono stati progettati studi randomizzati e per cui, quindi, si è proceduto alle vaccinazioni senza conoscenze affidabili di efficacia e sicurezza. Un altro studio, fatto da un gruppo italiano capitanato dal dottor Berrino e di cui ho fatto anch’io parte, ha rianalizzato i dati di una ricerca fatta nella provincia di Pescara, in cui è stata valutata la mortalità per tutte le cause in base allo stato vaccinale. Correggendo anche solo il maggior errore metodologico commesso dagli autori della ricerca originaria, è sparito qualsiasi vantaggio di mortalità per i vaccinati. Quindi anche la cifra di “22.000 vite salvate” di Rezza ha fondamento scientifico tutto da dimostrare. (1 – continua)
(Alberto Contri)
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