Era il primo mini-test elettorale dell’anno, quantomeno il primo dopo l’avvio del reddito di cittadinanza. E per giunta in Sicilia, in uno dei territori che hanno tributato il maggiore consenso ai 5 stelle oggi al governo. Un test piccolo per quantità e dimensione dei comuni al voto (34 in tutto, di cui solo 7 al di sopra dei 15mila abitanti e solo un capoluogo di Provincia) . Un test, però, temuto dal centrodestra che aveva trovato una valida scusa per evitare di accorpare le elezioni amministrative alle europee come avvenuto, invece, nel resto del Paese. Ciò per evitare l’effetto trascinamento che poteva derivare proprio dalle europee, elezioni diverse rispetto a quelle locali.
Ma l’atteso mini test non ha dato indicazioni precise. A farla da padrone due elementi, da una parte l’ormai atavico ed eterno astensionismo (ha votato il 58% degli aventi diritto), dall’altro un fenomeno nuovo: la polverizzazione del voto. Una polverizzazione non frutto del proliferare di candidati (che pure in qualche realtà c’è stato), ma, guardando nel complesso, una polverizzazione territoriale. Insomma, i siciliani hanno votato i candidati che conoscono nel territorio per impegni sociali, personali, industriali, ambientalisti, nel sociale, nel terzo settore e così via. Poco ha inciso se quel candidato corresse sotto il simbolo del Pd o della Lega o dei 5 stelle. Insomma, è stata una elezione “iper local” nella quale la gente ha scelto il proprio amministratore “vicino di casa”. I bagni di folla nei comizi non sono stati rappresentativi. Chi ha riempito le piazze non ha poi riempito le urne.
Volendo, comunque, trarre un bilancio si può dire che La Lega cresce in Sicilia, ma non sfonda come qualcuno si sarebbe aspettato, il Movimento 5 stelle arretra dove ha governato perdendo tutti i comuni dove ci sono stati sindaci 5 stelle, ma avanza altrove e nel complesso tiene bene smentendo tracolli annunciati. Il Pd rinviene in qualche elezione locale e piazza un paio di colpi in due province, ma non mostra grandi segnali. Il centrodestra conferma di essere tornato in partita, ma nulla di più a eccezione di qualche exploit di Diventerà Bellissima, il movimento del Presidente della Regione Nello Musumeci, che non sarà impegnato nelle europee. Insomma, sembra un risultato del quale nessuno possa vantarsi se non a livello iper locale.
Eppure è già partita la corsa alla dichiarazione tradizionale che vede tutti vincitori assoluti. C’e soddisfazione nel M5S per il risultato ottenuto: “Le amministrative in Sicilia hanno ancora una volta dimostrato la solidità del M5S – conferma il vicepremier Luigi Di Maio – quando si gioca ad armi pari e anche gli altri corrono con una sola lista mostriamo tutta la nostra solidità, ma la grande soddisfazione è essere arrivati al ballottaggio nell’unico capoluogo di provincia al voto: Caltanissetta. Senza contare il ballottaggio nel Comune di Matteo Messina Denaro, Castelvetrano, a dimostrazione dei nostri anticorpi su legalità e lotta alla mafia. Il cambiamento continua”.
Ma la Lega non si sente certamente sconfitta. ”Grazie ai siciliani perché mi hanno regalato, ci hanno regalato, si sono regalati un’emozione, una voglia di cambiamento”, dice il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ai microfoni di Rtl 102.5 parlando dei risultati in Sicilia del centrodestra “con la Lega al traino”. “È una scelta che solo a parlarne due-tre anni fa sarebbe stato fantascienza. Vuol dire che quello che facciamo al governo piace dal Nord al Sud”, sottolinea Salvini.
Ma dal Pd la visione è diversa ”Il M5S se lo conosci lo eviti – dice il segretario Davide Faraone – perdono e non vanno nemmeno al ballottaggio laddove hanno governato negli ultimi 5 anni (Gela e Bagheria). Salvini, piazze piene urne vuote. È venuto in Sicilia a fare il gradasso e torna in Padania con qualche selfie ma a mani vuote”.
Insomma, un risultato che si presta ad essere visto da molte prospettive, ma che, probabilmente, alla fine non è indicatore proprio di nulla. A eccezione forse di un unico dato, quello dell’elezione al primo turno di Filippo Tripoli a Bagheria (solo due sindaci su 7 comuni con il proporzionale sono passati al primo turno, gli altri 5, compreso quello del capoluogo Caltanissetta, andranno al ballottaggio il 12 maggio). Un capolavoro di squadra creato intorno al candidato di centrodestra sostenuto anche da variegati gruppi interni al Pd e da Fratelli d’Italia. Un accordo che vede protagonisti il commissario azzurro Gianfranco Miccichè e il centrista Saverio Romano (candidato alle europee nella lista di Forza Italia e di recente strettosi con Miccichè che in un primo tempo lo aveva considerato solo un ospite nella casa azzurra) “I miei complimenti e il mio augurio di buon lavoro al neosindaco di Bagheria Filippo Tripoli, uomo di Centro, esempio di passione politica e radicamento territoriale e a tutta la squadra che lo ha sostenuto”, ha detto Saverio Romano, commentando il risultato del voto alle amministrative di Bagheria.
E non bisogna dimenticare che il laboratorio trasversale Forza Italia-Pd è andato in scena anche a Gela dove, però, si andrà al ballottaggio.