Non c’è nessuna differenza tra prima e seconda ondata per quanto riguarda l’occupazione delle terapie intensive. A dirlo è il professor Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive dell’ospedale Luigi Sacco di Milano. Intervenuto durante il convegno “Covid Geo: Comunità sicure. Scienza e tecnologia per ripartire in sicurezza e per sempre”, che è stato promosso da Anci digitale e organizzato da Technogenetics, ha evidenziato cosa è cambiato in terapia intensiva rispetto alla prima fase dell’emergenza Covid. «Se mettete a confronto la situazione delle terapie intensive tra aprile e ora vedete che la differenza non c’è se non per una maggior diluizione tra le regioni». In altre parole, la novità ora è che il coronavirus corre in tutta Italia, mentre nella prima fase dell’emergenza interessava in particolare il Nord Italia. Ma Galli ha ribadito che la soglia critica di riempimento delle terapie intensive è del 30%, analizzando la situazione al 19 novembre.
GALLI E LA POLEMICA SU POSTI TERAPIA INTENSIVA
«C’è una grossa diatriba su quanti siano effettivamente i letti accessibili di terapia intensiva, sembrano un po’ a un certo punto i carri armati del Duce», ha dichiarato il professor Massimo Galli. Il riferimento dell’infettivologo è al fatto che il Duce era solito spostare i mezzi così da farli sembrare di più nella realtà. «Il punto è che se ufficializzi un dato e poi non hai un personale… se si parla di mobili e non di unità operative, evidentemente ci si ritrova in crisi», ha aggiunto Galli nel corso del convegno. A proposito delle prossime feste, l’infettivologo ha spiegato che bisognerà pensare cosa succederà a Pasqua, «se questa seconda ondata non verrà soppressa come si deve». Per spiegare il rischio che corriamo, Galli ha fatto un paragone con «le diete molto concentrate», per le quali poi ci si arrabbia «se si ingrassa un chilo a settimana». Il concetto è che bisogna «trovare un mantenimento, almeno fino a quando non arriverà il vaccino, o la terza ondata è scontata».