L’Istat ha fornito i dati relativi ai posti vacanti nel terzo trimestre dell’anno in corso. Dati che si riferiscono alle ricerche di personale che, con riferimento all’ultimo giorno del trimestre, sono iniziate e non ancora concluse. In altre parole, sono i posti di lavoro retribuiti (nuovi o già esistenti, purché liberi o in procinto di liberarsi) per i quali il datore di lavoro cerca – attivamente e al di fuori dell’impresa – un candidato adatto ed è disposto a fare sforzi supplementari per trovarlo.
Il tasso di posti vacanti, pertanto, è il rapporto percentuale fra il numero di posti vacanti e la somma di questi ultimi con le posizioni lavorative occupate. Tale indicatore può fornire informazioni utili per interpretare l’andamento congiunturale del mercato del lavoro, dando segnali anticipatori sul numero di posizioni lavorative occupate.
Si tratta comunque di un punto importante di osservazione che si combina conle rilevazioni mensili di Excelsior-Unioncamere che misurano, attraverso il censimento di un campione assai rappresentativo di imprese collegate, il numero delle assunzioni disponibili e le difficoltà di reperirle sul mercato del lavoro. In sostanza, percentuale di posti vacanti, mismatch tra domanda e offerta di lavoro (che è ormai divenuto un fattore di grande difficoltà per le imprese) contribuiscono a segnalare un fenomeno nuovo: la crisi del mercato del lavoro sul versante dell’offerta.
Il tasso di posti vacanti nelle imprese è salito da poco meno dell’1% di inizio 2016 fino al 2,2% di fine 2022 (con l’eccezione ovviamente del periodo di lockdown). Nel terzo trimestre 2024, il tasso di posti vacanti destagionalizzato, per il totale delle imprese con dipendenti, rimane invariato al 2% come nel trimestre precedente. In particolare, sul risultato per il totale economia contribuisce la stabilità dal lato dei servizi (fermi al 2,1%) e la variazione negativa di 0,1 punti percentuali dell’industria (che si attesta all’1,9%).
Secondo un focus della CNA, pubblicato nell’ultimo numero del Bollettino di Adapt, l’alto numero di posti di lavoro vacanti registrato in Italia, oltre a dipendere da una partecipazione al mercato del lavoro da sempre molto bassa (nel nostro Paese gli inattivi, ossia le persone non occupate e che non cercano un’occupazione, sono circa 12 milioni e rappresentano il 33% della popolazione attiva), si è accentuato negli ultimi anni a causa della crisi demografica e del conseguente invecchiamento della popolazione. Negli ultimi dieci anni, infatti, la popolazione residente ha registrato una perdita cumulata di 1,3 milioni di persone (passate dai 60,3 milioni del 2014 ai 58,9 milioni del 2023) accompagnato dalla brusca diminuzione del numero di persone di età compresa tra i 20 e i 40 anni (-2 milioni), ossia della classe di età cui si rivolge maggiormente la domanda di lavoro espressa dalle imprese. Per contro il numero di individui over 60 è aumentato di quasi 1,6 milioni di unità.
Secondo la CNA, le difficoltà segnalate si riferiscono sicuramente alla scarsa mobilità interna della forza lavoro verso i territori nei quali il sistema imprenditoriale esprime una maggiore domanda di lavoro, determinata, inter alia, dalla difficoltà di disporre di alloggi con affitti compatibili con le remunerazioni offerte dalle imprese.
Il problema del caro-affitti, che riguarda non solo coloro che hanno la necessità di trasferirsi per motivi di lavoro, appare evidente quando considerando a) la dinamica dei canoni di locazioni rispetto alle retribuzioni e b) il peso degli affitti sulle buste paga. Tra il 2019 e il 2023, infatti, i canoni liberi registrati nei nuovi contratti di locazione dalla Agenzia delle Entrate sono aumentati del 19,7%, superando di quasi cinque punti la crescita cumulata dei redditi da lavoro dipendente (+14,1%) messi alle corde anche dalla crescita del costo di altri consumi difficilmente comprimibili (in primis alimentari ed energia).Non sembra pertanto inutile la proposta della Confindustria riguardante l’esigenza di coinvolgere le imprese in una politica per la casa. Un campo che può essere aperto nell’ambito del welfare aziendale.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI