C’è una questione settentrionale da affrontare, perché al Nord la povertà è un problema serio. Nonostante fabbriche e infrastrutture, il Nord ha preso capacità di spesa più che altrove. Dal consueto bollettino dell’Istat sulla capacità di spesa delle famiglie italiane si evince una situazione di impoverimento, anche se non sono stati registrati crolli. Negli ultimi anni, però, c’è stato un aumento della spesa media familiare, ma al Nord è stata registrata la percentuale più bassa (4,5% contro il 14,3% del Sud e l’11,4% del Centro). La propensione alla spesa è trainata dall’inflazione, ma depurando i dati dall’aumento del costo del denaro, emerge come le famiglie italiane in realtà abbiano speso in media il 10% in meno. Al Nord, come evidenziato dalla Verità, le famiglie si sono impoverite.



Di sicuro ha avuto un peso la pandemia Covid, ma il problema è che c’è un trend. Infatti, sommando il calo dei redditi al Nord con il crollo della ricchezza complessiva nasce una nuova questione settentrionale. Il rischio è che l’Italia diventi solo un mercato di consumatori a beneficio di imprese e conglomerati di altri Stati membri dell’Ue. Servirebbe, pertanto, un piano di rilancio per far ripartire la “locomotiva” italiana. Bisogna tener presente anche che ad abbattere la qualità della vita dei cittadini non è il costo della vita alle stelle, ma il costo della vita in rapporto al reddito pro-capite. La situazione è diventata insostenibile per chi vive al Nord, dove i costi sono più alti e gli stipendi sono in linea con quelli al Meridione.



INFLAZIONE CORRE AL NORD, MA STIPENDI FERMI: COSÌ LA POVERTÀ CORRE

I dati dell’Unione nazionale consumatori, elaborati in base ai numeri Istat aggiornati a febbraio 2024, confermano l’esistenza della questione settentrionale. In testa alla classifica delle città più care c’è Bolzano, medaglia d’argento per Brindisi, al terzo posto Napoli. Appena fuori dal podio ci sono solo città del Nord: da Venezia a Trieste, passando per Firenze, Bologna, Pisa, Rimini e Alessandria. Invece, nella top ten delle città più virtuose sono quasi tutte da Roma in giù. A vincere, comunque, è Campobasso, dove c’è l’inflazione più bassa d’Italia. Al secondo posto Imperia, al terzo Pescara. Il trend non cambia a livello regionale. Infatti, tra le regioni più “costose” c’è il Trentino-Alto Adige, a seguire il Veneto, poi il Lazio. Come evidenziato dalla Verità, si sta meglio al Sud, in particolare in Molise e Abruzzo. Di fatto, la situazione è più preoccupante per il Nord rispetto al Sud anche a livello di incidenza della povertà.



Questa è un’anomalia per l’Italia, visto che era trainata dalle regioni del Nord. Se nove anni fa l’incidenza della povertà al Sud era più che doppia rispetto al Nord, ora è di un paio di punti percentuali. Ci sono poi 4mila piccoli comuni che potrebbero arrivare a tagliare servizi: di questi, oltre il 70% si trova nel Nord Italia. I salari restano fermi (o quasi), invece i prezzi continuano a salire. La corsa ecologista voluta dall’Ue, in altre parole il Green deal, potrebbe peggiorare la situazione, visto che la riduzione delle emissioni nocive tramite la riqualificazione delle case e il miglioramento dell’efficienza energetica sarà pagata dai cittadini.