“Ti è mai capitato di aprire il frigorifero o la dispensa e di trovarvi poco cibo o addirittura di vederli vuoti?” “Beh, sì però fai finta di niente, racimoli quello che hai e dici a mamma: vado io al supermercato”. Sono le parole di Giorgia, 14 anni, una delle 66 intervistate nel rapporto “Cresciuti troppo in fretta” lanciato da ActionAid per scattare una fotografia della povertà alimentare osservata dalla prospettiva degli adolescenti tra 11 e 16 anni che vivono in famiglie sostenute da enti di assistenza a Corsico e Baranzate, in provincia di Milano, e a Siena.
L’indagine rivela che quello delle povertà alimentare è un fenomeno strutturale, cui la pandemia ha impresso un’ulteriore accelerazione: secondo i dati Eusilc, indicatore di grave deprivazione materiale, almeno 5 milioni e mezzo di persone oggi in Italia non possono permettersi di mangiare regolarmente un pasto proteico, con carne, pesce o un equivalente vegetariano. E va detto che nel 2022 solo la metà di questa popolazione si è rivolta agli enti di assistenza: stando ad Agea (programma di aiuti alimentari del FEAD) circa 2 milioni e 856 mila persone. Si tratta però della cifra più alta dall’inizio della pandemia. E ancora, non si deve dimenticare che restano fuori dalle statistiche ufficiali quanti vivono al limite e rischiano di scivolare verso il disagio economico grave, anche a causa di spese improvvise, aumento dei prezzi, crisi energetica e rincari delle bollette di luce e gas.
Il fenomeno ha insomma ormai raggiunto proporzioni più che preoccupanti. E purtroppo non risparmia neppure i figli delle famiglie interessate che, anzi, risultano essere i più esposti al suo impatto. Ma che – e qui sta la buona notizia – si dimostrano anche pronti a mettere in campo le giuste risorse per reagire. L’indagine di ActionAid sottolinea come i ragazzi dimostrino una forte consapevolezza delle difficoltà economiche vissute dalla propria famiglia e una matura comprensione e accettazione della realtà. Ma non solo. Gli adolescenti riconoscono quando è necessario fare rinunce e limitare desideri, eliminare le uscite con gli amici ed evitare di praticare sport così da mettere i propri soldi da parte per future spese, a beneficio dell’intero nucleo. Certo, questo non pone al riparo dalle frustrazioni: dalla ricerca emerge infatti che i giovani mostrano un senso di responsabilità eccessivo per la loro età, che rischia di generare reazioni emotive più orientate verso la tristezza. Ma in generale – conclude l’indagine -, si tratta di una generazione abituata a cavarsela, che tra vergogna, delusioni, tristezza e ansia, non perde la speranza. Alla domanda diretta su come vedano il proprio futuro, nessuno degli intervistati ha infatti risposto con toni pessimistici. Al contrario. Questi adolescenti vedono sé stessi da grandi con positività.
“La povertà alimentare – conclude Roberto Sensi, Responsabile Programma Povertà alimentare ActionAid Italia – è ancora vista solo come una condizione di bisogno. Ma è molto di più che avere un frigo vuoto: ci racconta di vite svuotate di serenità, opportunità, soprattutto per gli adolescenti. Inoltre, è anche una violazione di un diritto umano fondamentale. Oggi non sappiamo quante siano le persone che la vivono, gli indicatori utilizzati sono parziali e questo non solo rischia di sottostimare la diffusione effettiva del fenomeno, ma limita anche gli stessi interventi di risposta”. Interventi che si dimostrano cruciali. “Senza efficaci misure di contrasto – continua Sensi -, la povertà alimentare continuerà a crescere. Misure come il Reddito di cittadinanza, la Pensione di cittadinanza e l’Assegno unico per i figli e quelle emergenziali del periodo pandemico sono state un utile argine, vanno rafforzate ed estese per raggiungere tutti quei soggetti più esposti al rischio di povertà, come, per esempio, minori e stranieri. È necessario garantire poi l’accesso ai servizi, alcuni dei quali dovrebbero finalmente essere considerati come essenziali, a partire dalle mense scolastiche”.
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