La povertà è diventata un fenomeno strutturale in Italia, visto che attualmente coinvolge 5,5 milioni di cittadini, di cui il 23% di lavoratori che percepiscono bassi redditi. Questo è quanto emerge da un recente rapporto della Caritas, che ha lanciato l’allarme poveri assoluti costretti a rivolgersi alle associazioni di beneficenza per ottenere aiuti di prima necessità ed alimentari. I bisogni sono moltiplicati, in base al documento infatti, sono aumentate le persone che richiedono sostegno non solo per quanto riguarda il cibo ed il vestiario, ma anche per pagare le bollette, l’affitto e le cure di tipo sanitario o dei servizi sociali.



I numeri purtroppo non sono confortanti, anche se riguardano il 2022, dimostrano che c’è stato un aumento negli ultimi 15 anni, aggravato dalla recente crisi pandemica che ha contribuito ad una cronicizzazione del fenomeno. Sono aumentate di quasi 4 milioni le persone in povertà contro gli 1,8 milioni che risultavano nel 2007. Sembrerebbero inoltre non essere sufficienti neanche le misure economiche messe in campo dal governo, visto che la Caritas sostiene che uno su tre di coloro che hanno chiesto aiuto, risultava percettore del reddito di cittadinanza.



Allarme povertà assoluta, Caritas “Sale il numero dei giovani laureati e genitori single”

Il report della Caritas sui numeri della povertà assoluta registrati nel 2022, che hanno avuto bisogno di chiedere aiuto all’organismo pastorale della CEI per ricevere sostegni di prima necessità, è abbastanza allarmante. Ora tocca un residente su dieci, contro il 3% di 15 anni fa. Questo fenomeno è in crescita soprattutto tra giovani lavoratori, che non percepiscono reddito sufficiente a garantire uno stile di vita dignitoso. Inoltre sono cresciuti anche i poveri con titoli di studio, se prima la maggioranza risultava a livelli medio bassi, ora si conta anche un 6% di laureati.



La maggior parte dei soggetti in stato di povertà sono donne di età media sui 46 anni. Anche i profili delineati dalle statistiche sono cambiati, si tratta soprattutto di vulnerabili rimasti soli, genitori single, uomini divorziati rimasti senza casa, stranieri giovani in transito in Italia e famiglie in stato di difficoltà economica. Come riporta Repubblica, anche se non c’è una ricetta per la soluzione a questo problema, considerata la grande percentuale dei soggetti singoli con problemi, in emergenza abitativa e con bisogni multipli, il fatto che il nuovo reddito di inclusione, a breve taglierà fuori queste persone, non è confortante.