La povertà educativa e l’abbandono scolastico sono fattori che fortemente incrementano la microcriminalità giovanile. I ragazzi che lasciano gli studi, specialmente nelle aree metropolitane del Sud Italia, sono quelli più a rischio devianze. L’allarme confermato anche dal procuratore per i minorenni di Palermo, Claudia Caramanna al quotidiano L’Avvenire: “Il grado di civiltà di una società si misura sulla sua capacità di difendere i diritti dei più fragili, incapaci di tutelarsi autonomamente. I bambini e i ragazzi rientrano in questa categoria. In questo momento storico i loro diritti sono in serio pericolo“.



Una situazione preoccupante per la quale stanno facendo appello numerosi magistrati, che denunciano emarginazione su vari livelli che si ripercuote su una mancata integrazione dei minori, anche a causa della carenza di servizi soprattutto quelli educativi, sociali e sanitari. Da questo punto di vista il primato è nel territorio di Catania, dove uno studente su quattro abbandona la scuola e purtroppo entra a contatto con gli ambienti della malavita, in contesti di degrado nei quali non è presente alcun apparato amministrativo ad intervenire e prevenire.



Povertà educativa e microcriminalità, fenomeno in crescita non solo al Sud, l’allarme dei magistrati

Povertà educativa e microcriminalità giovanile sono fenomeni strettamente correlati. Come dimostrano i dati, confermati dai vari procuratori delle città metropolitane del Sud, nelle quali l’abbandono scolastico sta diventando una vera emergenza sociale. Nelle realtà territoriali i minori spesso sono costretti a subire varie forme di disagio. Che vanno dal reclutamento della malavita, nelle zone controllate dalle organizzazioni di stampo mafioso e camorristico, alla povertà familiare. I reati compiuti da minorenni però sono aumentati anche al Nord. Segno che il fenomeno della mancata frequenza obbligatoria alle lezioni e le assenze ingiustificate che spesso terminano con l’abbandono scolastico è in crescita.



Ad esempio a Genova, come ha denunciato il procuratore Mario Pinelli: “I procedimenti a carico di minorenni sono passati da 1.665 a 1.844 “. Ma le iniziative nei territori difficili ci sono, e alcune stanno riscuotendo successo. Tra queste i percorsi alternativi offerti alle persone che escono da organizzazioni criminali e ai figli di collaboratori di giustizia, per aiutare i minori e le loro famiglie a costruire un futuro migliore anche fuori dalle zone di origine.