La povertà minorile è una grande urgenza da affrontare con interventi sistemici, ed è stato il lavoro compiuto dal Comitato di indirizzo del Fondo operativo per la povertà educativa presso la presidenza del Consiglio (di cui faccio parte) nella seduta del 12 ottobre scorso, nell’ottica di sostenere anche le misure urgenti del provvedimento recente (Decreto legge 15 settembre 2023, n. 123, “Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale”). Il Comitato, a cui sono stati invitati tre sacerdoti coinvolti in eventi gravissimi, ha analizzato i punti di debolezza e difficoltà di mettere in rete i progetti finanziati dall’anno 2016 proponendosi per i prossimi bandi di realizzare un metodo di coprogettazione interistituzionale, poiché sono da ottimizzare i Fondi Ue, il Fondo per la povertà, il Fondo Sociale e altre risorse con l’ausilio dei ministeri dell’Istruzione, dell’Università e ricerca, dell’Economia e delle Finanze, che affiancano il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali al tavolo del Comitato insieme alle associazioni del Terzo settore e le Fondazioni bancarie.
Le testimonianze dei sacerdoti (Don Maurizio Patriciello, Don Claudio Burgio e Don Antonio Coluccia) ci hanno permesso di individuare priorità concrete per sostenere in questi territori, azioni rivolte ai genitori dei bambini autori e vittime di violenze e spaccio sottomessi alle organizzazioni delinquenziali che appartengono a una fascia di popolazione che desidererebbe una vita nella legalità, ma non riesce a sottrarsi a mafia e camorra, perché si è creata una dipendenza da chi li aiuta.
Don Burgio cappellano dell’istituto Beccaria di Milano, ha evidenziato che ben 17 carceri minorili in Italia ospitano minori accusati penalmente di reati, ma il carcere deve essere una soluzione residua. Abbiamo bisogno di essere presenti sui territori con servizi sociali che si integrano con vere e proprie comunità con educatori motivati e retribuiti con il giusto salario per un impegno gravoso. Abbiamo bisogno di comunità terapeutiche solo per minori capaci di accoglierli e curarli. L’emergenza dei minori immigrati non accompagnati rimane spesso senza risposte e questi arrivano sui territori e si perdono finendo spesso nelle fauci della malavita. Don Burgio ha segnalato l’importanza della solidarietà concreta anche della Chiesa per una ripresa della vita interiore di questi ragazzi.
Il Provvedimento del Governo del 15 settembre scorso vero è che tra gli altri rafforza i controlli, per verificare l’adempimento dell’obbligo scolastico e introduce un nuovo reato in caso di elusione. Nella fattispecie di “dispersione assoluta (il minore mai iscritto a scuola nonostante l’ammonimento)”, è prevista una pena fino a due anni di reclusione. In “caso di abbandono scolastico (il minore che, pur iscritto, faccia un numero di assenze tale da eludere l’obbligo scolastico)” si prevede fino a un anno di reclusione. Inoltre, i soggetti che violano l’obbligo perdono il diritto di percepire l’assegno di inclusione.
Ma non è solo una linea di intervento repressiva che può aiutare i nostri ragazzi, si tratta di coordinarsi veramente per costruire una strategia globale di sostegno ai minori di rieducazione e aiuto perché la scuola, soprattutto, e la comunità si sono impegnate durante l’emergenza , tuttavia si sono trovate molto spesso in difficoltà a causa delle scarse risorse educative e dall’assenza di strumenti di welfare volti a sostenere, in situazioni come quella pandemica, i bisogni materiali primari dei bambini e delle bambine che sono così aumentati e legati a diritti negati ad apprendere, formarsi, sviluppare capacità e competenze, coltivare le proprie aspirazioni e talenti.
Non si tratta, quindi, di una lesione del solo diritto allo studio, ma della mancanza di opportunità educative a tutto campo: da quelle connesse con la fruizione culturale al diritto al gioco e alle attività sportive. Minori opportunità che incidono negativamente sulla crescita del minore. Generalmente riguarda i bambini e gli adolescenti che vivono in contesti sociali svantaggiati, caratterizzati da disagio familiare, precarietà occupazionale e deprivazione materiale. Ecco, qui abbiamo il dovere di intervenire subito e senza sprechi lavorando insieme.
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