La povertà educativa sul territorio italiano è in una preoccupante fase di crescita, secondo diverse associazioni che si occupano dei diritti dei più giovani. Il fenomeno è, in realtà, una molteplice somma di fattori, che va dall’impossibilità di visitare una mostra o praticare uno sport, fino all’abbandono scolastico, che finisce per rendere i ragazzi dei cosiddetti Neet, ovvero Not in Employment, Education or Training, che non studiano, lavorano o si formano in alcun modo.



Secondo l’associazione Con i bambini, la povertà educativa va di pari passo con quella economica che colpisce 1,4 milioni di ragazzi in condizioni di povertà assoluta ed altri 2,2 milioni in quella definita relativa. Ad incidere, inoltre, ci sono anche il contesto economico, quello sociale ed ovviamente quello familiare, che non riescono a stimolare sufficientemente il giovane affinché creda nel suo futuro. Così, rileva Save the Children, i Neet che vivono anche in una condizione di povertà educativa, sono il 23,1% dei giovani tra i 15 e i 29 anni, mentre il 12,7% degli studenti non arriva al diploma e il 9,7% di chi ci arriva non possiede le competenze minime necessarie per lavorare o proseguire con l’Università.



Il divario della povertà educativa: pesa più al Sud che al Nord

Come, purtroppo, spesso accade con le statistiche e i dati analoghi, anche nella povertà educativa si rileva un importante divario tra Nord e Sud, che pesa ovviamente a sfavore di quest’ultimo. Openpolis registra una maggiore dispersione scolastica in Campania (19,8%), Sardegna (18,7%) e Calabria (18%), con l’abbandono scolastico che pesa soprattutto su Sicilia (21,1%) e Puglia (17,6%), rispetto ad una media nazionale del 12,7%. Stesso discorso anche per i Neet, che sono in larga parte ragazze (20,5%) e residenti nel Sud (27,9%).



Per cercare di contrastare l’aumento della povertà educativa, l’associazione Moige, per voce della sua viccepresidente Elisabetta Scala, sottolinea l’importanza del sistema scolastico e della lotta contro la dispersione. “La parte più fragile del sistema sono le scuole superiori”, spiega in un’intervista citat da Ansa, “in primo luogo perché non c’è un corretto orientamento e molti ragazzi scelgono la scuola sbagliata che li porta alla rinuncia”. Infatti, l’istruzione diventa più costosa, mentre le ripetizioni non sempre sono sostenibili per le famiglie in difficoltà economica, con l’effetto che i giovani si disinteressano, aumentando la povertà educativa nazionale. “Deve essere premiata la scuola che porta avanti tutti“, spiega il Movimento Italiano Genitori, “ognuno con le proprie capacità. C’è bisogno di un aggiornamento della didattica ma anche di una collaborazione scuola-famiglia”.