ISTAT LANCIA LA COMMISSIONE SCIENTIFICA PER VALUTARE LA POVERTÀ EDUCATIVA

Dopo le ultime novità presentate dal Governo lo scorso aprile con il Comitato interministeriale della presidenza del Consiglio del Fondo per il contrasto alla povertà educativa, dall’Istat arrivano importanti “buone nuove”: è stata infatti attivata una nuova commissione scientifica inter-istituzionale con l’obiettivo di «definire, studiare e quantificare le dimensioni della povertà educativa e costruire parametri e indicatori per la sua misurazione su base territoriale sub regionale».



Come ha spiegato il “Sole 24 ore” citando le fonti dirette dell’Istat, il lavoro della Commissione avrà termine a fine 2024 con gli indicatori creati e definitivi che verranno inseriti nella produzione statistica annuale dello stesso Istat. Al momento sono 26 gli indicatori riconosciuti nel lavoro preliminare introdotto dalla direttrice del Dipartimento per la produzione artistica, Monica Pratesi: secondo la responsabile Istat tali risultati permettono appieno una mappatura del nostro territorio, «ci consente di evidenziare moltissime differenze fra i Comuni delle aree urbane e non. Ci sono zone del meridione sopra la media nazionale e zone in Lombardia e Veneto sotto la media sia per risorse disponibili che per esiti individuali».



I PRE-RISULTATI SULLE CONDIZIONI DELLA POVERTÀ EDUCATIVA OGG IN ITALIA: ECCO I DATI

Il fenomeno della povertà educativa viene giustamente studiato da anni in Italia come all’estero come un fattore non di secondo piano per valutare la crescita o la crisi di un dato territorio: è un indicatore complessivo e complesso al contempo, in quanto fornisce più aspetti dove lo Stato e la comunità sociale può intervenire per arginare l’emergenza educativa. Tra le varie esistenti sono due le dimensioni centrali in cui l’Istat divide il tema della povertà educativa: le risorse educative disponibili e gli esiti individuali. Come spiega ancora l’istituto di statistica, per i giovanissimi essere in condizione di povertà educativa «significa trovarsi in una condizione caratterizzata da una carenza di risorse educative e culturali della comunità di riferimento intesa in senso lato», ovvero per famiglia, scuola e aggregazione, e poi in merito al non aver acquisito «le competenze cognitive e non cognitive necessarie per crescere e sviluppare le relazioni con gli altri».



È sempre l’Istat che fornisce alcuni dei primi risultati che concorreranno al bilancio definitivo di fine 2024: valutando giovani tra gli 0 e i 19 anni, lo studio preliminare della Commissione scientifica inter-istituzionale rileva la contemporanea crisi di risorse educative e difficoltà negli esiti a scuola per ragazzi in Sicilia, Campania, Puglia e in varie zone rurali del Centro Nord come Emilia Romagna, Liguria e Lazio. Sempre nei risultati Istat di inizio 2024 si registra una forte carenza di risorse complessivi, ma con esiti “personali” oltre la media italiana, le città di Lazio, Puglia, Calabria e nei vari sobborghi della Lombardia. Buone le risorse ma pessimi gli esiti scolastici sono invece indicizzate le città di Piemonte, Toscana, Liguria e sobborghi della Sardegna: una ottima media generale tra spese effettive dedicate contro la povertà educativa ed esiti scolastici buoni emergono nelle città del Centro-Nord, Abruzzo, Molise e Basilicata.